Adolfo Nicola Abate, un poeta (e giornalista) con il sole nell’anima.
Un uomo, prima ancora che poeta e giornalista, che ho avuto modo di conoscere (seppur tramite i Social, per il momento) in questo ultimo anno e mezzo: uomo dotato di grande dignità, amore per la famiglia e per il genere umano (oltre che per la Giustizia intesa nel senso più nobile che ci sia), positivo, solare e al tempo stesso molto preciso e disponibile all’apertura verso chi è “Altro”. Non solo fra gli amici e conoscenti ma soprattutto verso chi è nella sofferenza, chi vive nell’ingiustizia, chi è “Ultimo” nella Storia di questa nostra società nella quale ci troviamo a vivere.
La sua poetica è molto ampia: Adolfo Nicola Abate nel suo poetare tocca tutti i temi dello scibile umano. Dall’Amore (con la “A” maiuscola) alla Natura, dalla Giustizia alla Bellezza. Poeta di grande sensibilità, direi, verso l’Amore (inteso anche in senso religioso) che “move tutte le cose”, per dirla con Dante, nel “Paradiso”, e per dirla anche con Gesù di Nazareth (“Io sono Colui che fa nuove tutte le cose”). Nelle sue poesie possiamo trovare il grido, lo scandalo, la denuncia verso le ingiustizie sociali di ogni genere così come possiamo intravedere l’amore “bucolico” e per ogni essere umano. Un uomo aperto alla Madre Terra e al Cosmo, ma soprattutto ai cittadini di questa sfera celeste che ci ospita temporaneamente.
Ampia è la portata della poetica di Adolfo Nicola Abate, come già accennato poco fa. Ma anche ampio è il suo impegno politico e giornalistico: è un uomo che nel corso della sua vita ha potuto vivere e sperimentare ogni sorta di problema/impegno (non da ultimo quello per la sua città, Foggia, “commissariata” a causa dei problemi di mafia). Dal suo impegno giornalistico, dalle sue esperienze lavorative ad altissimo livello, dal suo vivere quotidiano, dal suo donarsi per e nella famiglia, dalla sua fede ritrovata, dalle sue posizioni ideologiche, Adolfo Nicola Abate ha costruito un’esistenza e una cultura (anche poetica, di grandissimo spessore) di non poco conto. Rimane sempre un piacere conversare con lui, avere qualche consiglio sia di vita sia artistico. Insomma, tanto ancora resta da dire di lui e della sua poetica, ma vorrei “dare la parola” a lui stesso con l’intervista che ha voluto gentilmente rilasciarci. Quindi cedo il palco ad Adolfo Nicola Abate, conscio e ben sicuro che dalle sue parole ne trarremo tutti grande beneficio e anche un momento di riflessione, sia umana, sia sociale sia personale.

Buongiorno Adolfo Nicola Abate, innanzitutto vogliamo ringraziarti per averci concesso un po’ del tuo tempo per quest’intervista per i Lettori di “Alessandria today Magazine”. Vogliamo iniziare? Vuoi raccontarci un po’ di te?
Sono giornalista dal 1974 ma iscritto all’Ordine dal 1983 per via delle mie contestazioni ideologiche, ho scritto e diretto giornali a stampa, radiotelevisivi e web, ho impiantato televisioni private, ho condotto trasmissioni e talk show, ho scritto qualche libro e ho lavorato come coordinatore editoriale di diversi volumi. Ho sempre legato la mia attività all’impegno sociale e politico, anche dopo che ritrovai la fede religiosa, perduta dopo il famoso ’68. A luglio festeggerò i 50 anni di matrimonio con la mia unica moglie Angela, donna intelligente e spettacolare in tutte le sue declinazioni, con le nostre due figlie, Valentina e Francesca che vive e lavora a Francoforte sul Meno, in Germania, con i miei due meravigliosi nipotini bilingue Riccardo ed Elisabetta.
Quando e come è nato il tuo amore per la Poesia?
Molto presto. Dalle elementari ho cominciato a leggere 5 giornali al giorno, per arrivare a leggere libri senza soluzione di continuità. Rimasi chiuso in biblioteca due volte senza accorgermi dell’orario di chiusura, una volta per Joice e una per Leopardi! Scrivevo da sempre, senza fare la “brutta copia”, e regalavo le mie poesie d’amore ai miei amici più grandi di liceo. La professione giornalistica costringe a raccontare gli altri, le storie, i fatti senza dilungarsi troppo, a causa della tirannia delle colonne o del tempo concesso. E dopo aver diretto l’Ufficio Stampa e comunicazione prima della ASL e poi del Policlinico universitario “Riuniti” di Foggia, ho deciso di ricercare il cuore della parola, il suo significato, la sua pregnanza e mostrare anche un po’ di me nella versione più intimista e meno conosciuta. Ed è arrivata la poesia, edita e inedita, a dilagare nel mio tempo e nel mio tempio!
Cosa ti piace di più osservare in una poesia quando la leggi?
Alla prima lettura devo avere un impatto quasi fisico, mi deve dare un’immagine, un’emozione sconosciuta, poi la rileggo e l’analizzo più freddamente, diciamo tecnicamente, per cogliere il senso di ciò che la poesia vuol trasmettere, se ne ha uno. Se vado avanti è perché voglio entrare in quei versi e provare a posizionarmi dentro, magari cercando e trovando una sintonia con l’autore.
Secondo te cos’è la Bellezza?
La Bellezza è uno dei doni di Dio, forse il più grande ed il meno conosciuto perché non è solo un dato antropologico, la Bellezza è dono gratuito all’umanità, è stupore contemplativo, è dialogo muto dell’anima, è godimento e ringraziamento, presuppone un Creatore, una Divinità. La Bellezza è riconoscibile sempre e da tutti e dovunque. Quando la Bellezza non viene riconosciuta o viene rinnegata significa che l’umanità sta vivendo un’epoca buia o equivoca che prelude a limitazioni della libertà.
Emozione e Bellezza: cosa hanno in comune?
Ti colpiscono subito, come un pugno allo stomaco o un abbagliante raggio di luce. Ma la Bellezza rimane, l’emozione dopo un po’ passa, svanisce col tempo. Alle emozioni, che mi attirano comunque, preferisco i sentimenti che richiedono un lungo lavoro di masticazione, ruminazione e poi digestione.
So che hai scritto parecchie raccolte poetiche: ce ne vuoi parlare?
Ho scritto quattro sillogi poetiche, e brevi raccolte o componimenti per antologie o Enciclopedie poetiche. La prima è composta di sole poesie d’amore, “Versi d’amore scorrono”, scorsa come un fiume in piena, pubblicata nel 2011 da Aletti editore. Subito dopo, “Inaspettate sequenze” è stato una specie di film in cui si arrotolavano una dopo l’altra sequenze importanti d’amore ma anche di sofferenza. In coda ci sono sette poesie che riferiscono di un grande dolore che l’intera famiglia ha vissuto in Germania per la morte nel grembo materno del primo figlio della mia Francesca. Nel 2016 vede la luce quello che è stato definito da qualcuno come un testamento spirituale poetico, “Radici di terra e di cielo”. In questa silloge, strutturata in quattro scenari, canto la mia terra madre, la Capitanata, Foggia, e la mia terra padre, il Salento, Lecce; nel secondo scenario i miei avi genealogici, politici e letterari (Leopardi), gli anni della giovinezza; poi quelli della maturità, della paternità, del vivere anziano, per terminare con gli anni dell’invocazione alla complice luna e al Dio del giudizio e della misericordia.
Infine “Desiderata – Sonata per sax soprano e orchestra” è testo ispirato dall’invidia per gli artisti della musica, come il primo era stato ispirato dagli artisti della pittura. È un concerto dove al posto delle note ci sono i versi e le parole nell’esatta scansione del Concerto. Non conoscendo la musica, non avrei potuto che scriverla in versi, e ci ho provato. La mia presunzione è stata punita da tre anni di covid! Ho fatto in tempo solo a presentarla nella sala Fedora del Teatro comunale di Foggia, con il piano del maestro Umberto Giordano, massimo musicista foggiano, esponente del melodramma verista, a far da sentinella alla mia soddisfazione.
Quali sono i tuoi progetti futuri in campo poetico?
Dopo il buio di questi recenti anni di pandemia, di guerra e di calamità naturali, ho pronta una nuova corposa silloge per la quale sono in cerca di editore, ma ho il titolo provvisorio: Inconcluse meditazioni. Sto anche organizzando un festival di poesia, un concorso nazionale e un reading poetico, che a breve dovranno riaprire il sipario anche per me. Rimane sempre vivo e presente l’impegno con il movimento poetico Poeti2000 romanticismo digitale, una vera comunità di poeti senza distinzioni di alcun genere.
Quali sono i poeti/esse che preferisci e perché?
Cito solo gli italiani. Dante e la sua sempre nuova e affascinante Commedia, Leopardi, di cui sto rivivendo lo stupefacente Zibaldone, Montale e Quasimodo, che sono per me ormai due linee guida, gli ermetici, Ungaretti su tutti, la Merini, una poetica incantatrice che sprizza fiotti di sangue e d’amore in ogni verso, e Pasolini che è impressionante per monumentalità di pensiero profondo e qualità poetica, non solo nelle composizioni friulane. Questi sono da inserire a mio parere nel famoso Canone occidentale.
Dante e Leopardi mi hanno formato nel profondo, Montale, Quasimodo e Ungaretti mi portano a riva con la Bellezza contemporanea, la Merini mi insegna il coraggio della vita segnata dal sangue di imperfezioni, torti, vergogne e dalla maestosità della poesia palpitante. Pasolini è un mito di arte assolutamente completo, la sua scrittura, sia giornalistica che poetica, mi prende, mi avvolge, mi libera, come la sua scrittura teatrale e cinematografica mi intriga e mi costringe a entrare profondamente dentro di me.
Ma seguo anche alcuni giovani poeti e poetesse di grande valore, a mio avviso, che ancora non assurgono a vera gloria, ma che non mancheranno di essere finalmente scoperti, valorizzati e ricercati.
Qualche parola finale per i Lettori del nostro Magazine?
Una forte e calda esortazione a leggere, leggere, leggere poesia. Vedete, per un poeta, che non sia solo un versificatore o uno scrittore di versi, è importante “sentire” di venir letto, è vitale, ed egli se ne accorge, lo sente a pelle, a prescindere da quante copie riesca a vendere il suo libro.
Ma anche per il lettore, leggere poesia è fermare il tempo, fermare il mondo, fermare la morte e cancellarla in una manciata di stelle o in un raggio di luna ruffiana. Ed è bellissimo!

Luna offuscata
Luna offuscata dalle nuvole
gonfie di minacce di pioggia
contornata di finta normalità
dell’autunno abbigliato di colori
esausto di manti di foglie e di calore
infranti dal freddo lento ad arrivare,
Luna offuscata dai dubbi
gonfi d’interrogativi senza risposta
quotidiane confessioni di peccato
della vita che volge e si svolge
sbrogliando fili attorcigliati ad arte
legami indistricabili agli umani,
Luna,piove e non t’amo più
ora che sei inutile ai poeti
non m’affascinano più
i tuoi maliziosi ammiccamenti
non le tue spudorate fughe
non più lo splendore rubato al sole,
Luna, ma le maree d’amore
le serenate al tuo chiarore
in riva ai riflessi del mare
i baci d’argento appassionati
dov’è finito tutto
dove hai nascosto la magia?
Non ho più forza né coraggio
di fare la regia della mia vita
illuminarla con raggi riflessi
che trafiggono il vento e non il cuore
incartapecorito ai tempi antichi quando
parlavano i saggi e cantavano l’amore.
Adolfo Nicola Abate
Ineditotdr@2023
Sofferenza e amore
Si sveglia all’alba Sofferenza,
l’accompagna silenzioso Amore
ad occhi asciutti senza pianto,
s’abbracciano quasi per destino
s’accavallano come onde marine
s’intrecciano come serti di vimini
si respingono al buio,
sdegnosi s’allontanano
muti senza una parola,
si espandono al fuoco
in orde di pensieri, si dilatano
da viscere di terra a picchi di cielo,
portano addosso pelle di materia,
comprendono persone, pianeti, universi,
ospedali, case, chiese, mondi diversi,
gemiti di gioia e di dolore cosmico,
profumi di etere, sughi fumanti,incensi,
impotenze, desideri e sogni,
si attraggono
come falene alla luce
come affamati al pane,
s’attendono per un bacio
Sofferenza e Amore,
chiamano un Dio morto e risorto.
Adolfo Nicola Abate
Inedito 2023

Particolare della città di Foggia
Link Social
Profilo Facebook
https://www.facebook.com/adolfoabate.nino
Account Instagram
https://www.instagram.com/adolfonicolaabate/
Copertine libri e link d’acquisto

http://www.alettieditore.it/emersi/lug11/Abate.htm



https://www.unilibro.it/libri/f/autore/abate_adolfo_n_


Particolare della città di Foggia (2)
Video di “Tenerezza infame”
di Adolfo Nicola Abate
(Voce di Karl Esse – Sergio Carlacchiani)
Carlo Molinari