Salve lettori vi parlo di:

Trecce di donna di Maria Enea

Memento 

Abbi cura dei tuoi pensieri,

non disperderli 

dietro a ciò che è vano,

caduco e fallace. 

Conserva nella pelle 

la memoria dei tuoi brividi,

rispettali, rispolverali, amali,

perché hanno segnato 

il sentiero della tua vita.

Raccogli in un alabastron ognuna delle tue lacrime,

perché ognuna di esse 

ha scavato un solco 

nella tua anima. 

Raduna in una valigetta 

ognuno dei tuoi palpiti,

perché sono la scatola nera 

della tua esistenza.

(Tratto dalla raccolta di poesia e prosa di Maria Enea “Trecce di Donna”)

L’autrice presenta una raccolta di pensieri, in cui si fa portavoce, attraverso la prosa poetica e altre sotto forma di flussi di pensiero, che si divide in due parti: nella prima osservatrice attenta del vissuto della vita femminile e nella seconda del mondo che la circonda.

Dando una chiara reinterpretazione personale dei fatti di cronaca oppure di quelle radici sociali a cui non siamo ancora riusciti a sradicare, estraendo, nella figura rappresentata dalla donna, la forza prorompente che anima i cuori nel voler risorgere nonostante il vissuto.

Ogni pensiero racchiude una speranza, che infiamma il lettore nella meditazione del messaggio recepito che lo sconvolge e lo commuove. 

Un viaggio attraverso le parole, il tempo e i luoghi. 

E’ evidente il desiderio di smuovere le coscienze, di dare voce a chi non viene ascoltato e rimane nel dimenticatoio.

La terra siciliana, in alcuni versi, E’ la protagonista assoluta, dove il lettore si lascia cullare da quello che traspare. 

E infine la storia che diventa macigno di vergogna, che non insegna a migliorare ma a prendere ad esempio con gli strumenti attuali come intrecciati dal filo del destino impossibile da spezzare.

Una prosa acuta e attenta che invita alla riflessione.

Consigliatissimo!!

Trama:

“Trecce di Donna” è un mosaico di sensi, percezioni, stimoli interiori trasformati in versi, parole, preghiere e, a volte, paesaggi di dentro animati dalla straordinaria capacità di fotografare l’istante, l’infinito colto anche solo in un battito di ali.
Qualcosa di magico aleggia in tutta l’opera, a partire dal titolo che rimanda a una leggenda popolare siciliana secondo cui le “Donne di fuora”, fate o streghe, di notte si introducevano nelle abitazioni, lasciando come traccia del loro passaggio, temuto o anelato, intricate trecce sul capo dei bimbi, che nessuno osava tagliare per paura di una maledizione. Il volume, diviso in due parti, “Alfabeti dell’anima” e “Parolibere”, è caratterizzato da una sorta di dualismo, tradotto in parallelismo o in contrasto, prodotto da quel turbine di pensieri che rapisce l’autrice e la porta in un mondo altro, quello vero, profondo, contrapposto alla realtà corrotta e caduca del genere umano. Così, tentando di rimanere in equilibrio, Maria scandaglia i temi più vari.
Magico è il rapporto, ancestrale e filiale, che Maria ha con la Natura, che personifica, innalza a forza e di cui richiama tutti gli elementi, come quando nella poesia “Mistral” invoca il vento a spazzar via il male, a pulire i pensieri, o ancora quando invita ad abbracciare l’albero, toccare il fiore per assorbirne le energie positive, sottolineando la bellezza del Creato da un lato e la brutalità dell’uomo dall’altro. E poi il mare con il suo azzurro intenso, liquido primordiale in cui immergere i pensieri, purificandoli e rigenerandoli. E poi le nuvole, la volta celeste, le stelle. E una domanda: se l’uomo più non fosse?
Caro all’autrice è il tema della donna, di cui ripercorre il cammino nei secoli, ricostruendone la condizione a partire dalle donne perseguitate dall’Inquisizione, passando per le monache di clausura che hanno esorcizzato il dolore della monacazione imposta creando dolci divenuti ormai storici, fino ad arrivare alla denuncia delle violenze che ancora oggi, ancora come allora, le donne sono costrette a subire per mano di uomini. Quindi, il tema del narcisismo, del retaggio di credenze purtroppo ancora vive, dei tentati riscatti, dello stupro attraverso la condivisione di immagini private.
Ancora, il fascismo con i suoi “ideali” ipocriti e la religione con una chiesa autoritaria, chiusa nei suoi dogmi, in contrapposizione a una chiesa viva, umana, poggiata su valori autentici come le preghiere che l’autrice rivolge a Gesù e alla Santuzza bella, invocandoli di intervenire nelle miserie umane. Poi, un grido s’innalza per scuotere Palermo, città di santi, di mafia, di giudici, che deve ritrovare i suoi valori più autentici e da troppo tempo dormienti.
Così, tra preci e versi onesti, si arriva alla fine del viaggio a seguire il moto estatico dell’autrice che, attraverso “Parolibere”, ci trasporta sulle ali di un airone in un mondo quasi fiabesco, dove, alla fine, non esiste una morale, ma nasce la speranza che, forse, siamo ancora in tempo per cambiare le carte in tavola.

https://www.instagram.com/maria_enea_/