DAL CIBO SPRECATO ALLA CO2: IL COSTO AMBIENTALE È ENORME
Ogni tonnellata di rifiuti alimentari genera 4,5 tonnellate di CO2. I numeri dell’impatto globale.
Lo spreco alimentare non è solo una questione etica o economica, ma una delle principali fonti nascoste di emissioni climalteranti. Ogni tonnellata di rifiuti alimentari produce circa 4,5 tonnellate di CO2, ricordano gli analisti di Ener2Crowd, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti ESG, contribuendo a un problema che a livello globale vale 9,3 miliardi di tonnellate.
Nel complesso, il comparto alimentare è responsabile di quasi il 10% delle emissioni globali di gas serra, cinque volte quelle dell’aviazione. Per produrre cibo che non verrà mai consumato viene utilizzato il 28% dei terreni agricoli mondiali (1,4 miliardi di ettari) e un quarto dell’acqua impiegata in agricoltura.
Il costo economico globale dello spreco alimentare è stimato in mille miliardi di dollari l’anno. «Ridurre lo spreco significa tagliare emissioni, salvare risorse naturali e liberare capitale per investimenti sostenibili» sottolineano gli esperti di Ener2Crowd.
Nel Natale 2025, il calo dello spreco è un segnale incoraggiante. Ma l’impatto ambientale complessivo resta tale da rendere urgente una trasformazione strutturale dei modelli di consumo.
Il valore monetario dello spreco annuale italiano è pari a 12,55 miliardi di euro, una somma che se reindirizzata verso investimenti ESG, «potrebbe finanziare centinaia e centinaia di progetti rinnovabili, trasformando una perdita economica in rendimento e impatto positivo» concludono gli esperti di Ener2Crowd.