protest sign advocating against fascism
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Il fascismo non indossa più uniformi – twitta, investe, e sorride. E la sua forza nasce dalla tossicità emotiva travestita da leadership.

Pensiamo spesso al fascismo come a un evento storico, relegato al passato, in bianco e nero.
Ma prima di essere un sistema politico, il fascismo è una forma mentis, un modello psicologico.
Nasce dal bisogno di dominare, dalla paura della debolezza, dal desiderio patologico di avere sempre ragione.
E quando questi tratti si sommano all’ego e al potere mediatico, la tossicità personale diventa tossicità collettiva.

Oggi non serve più la divisa: basta un profilo social, un impero tecnologico o un microfono.
Così, figure come Donald Trump, Elon Musk e Nigel Farage hanno trasformato la psicologia della manipolazione in una nuova forma di fascismo emotivo, travestito da libertà, innovazione o patriottismo.

Ma analizziamo le differenze tra di loro.


Trump: il narcisista autoritario

Donald Trump non è un dittatore classico. È una versione aggiornata, adatta al XXI secolo: un autoritario narcisista.
Il suo linguaggio si fonda sulla stessa logica del fascismo: lealtà emotiva sopra la verità.
Divide costantemente il mondo in due blocchi: chi lo adora e chi lo tradisce.
Ogni critica diventa “fake news”, ogni sconfitta è “truccata”, ogni opposizione è “un complotto”.

Il suo potere non nasce dalle idee, ma dal conflitto.
Come tutte le personalità tossiche, Trump vive di dramma e polarizzazione: crea nemici per sentirsi necessario, vittime per sentirsi salvatore.
Così, la politica si trasforma in psicodramma e la realtà in spettacolo.

Il fascismo, nel suo nucleo più puro, è la cancellazione del dialogo.
È la riduzione della complessità a slogan, della comunità a culto, della verità a show.
Trump non ha inventato nulla di nuovo — ha solo aggiornato la propaganda alla velocità del feed.


Musk: il tiranno tecnologico

Elon Musk rappresenta un altro tipo di potere tossico: il fascismo tecnocratico.
Non comanda un partito, ma una rete di infrastrutture che modellano l’opinione pubblica.
Acquistando Twitter (oggi X), si è autoproclamato difensore della libertà di parola, ma la sua versione di libertà è selettiva: amplifica alcune voci e ne silenzia altre, manipolando gli algoritmi come leve del consenso.

È il fascismo del codice, invisibile ma potentissimo.
Non censura: ridefinisce la visibilità.
Decide chi appare e chi scompare, chi vale e chi no.
Come nelle dinamiche tossiche più sottili, “piega tutto ciò che dici a suo vantaggio”, trasformando la libertà in uno strumento di dominio.

Il suo potere è tanto più pericoloso perché si traveste da neutralità.
Dietro il linguaggio dell’innovazione, Musk esercita il controllo più antico del mondo: quello sulla percezione.
È un fascismo nuovo, elegante, digitalizzato — costruito non sulla paura, ma sulla dipendenza emotiva.


Farage: il populista del risentimento

Nigel Farage è l’altra faccia del potere tossico: il profeta del risentimento.
Non controlla piattaforme o imperi, ma controlla le emozioni di chi lo ascolta.
È un manipolatore della rabbia.
Riduce la complessità a slogan, trasforma le paure collettive in nemici comuni, e chiama tutto questo “democrazia”.

Il fascismo, in fondo, si nutre di frustrazione: il sentirsi traditi da un sistema invisibile, da un “altro” da odiare.
Farage alimenta proprio quella fiamma.
Non cerca di unire, ma di dividere.
Il suo potere non nasce dalla ragione, ma dalla ripetizione emotiva: quando la bugia diventa abitudine, smette di sembrare bugia.


Tossicità e fascismo: due volti dello stesso schema

Ciò che lega questi tre uomini non è l’ideologia, ma la psicologia.
Condividono lo stesso schema emotivo:

  • rifiuto del dissenso,
  • bisogno costante di controllo,
  • manipolazione della verità,
  • uso del dramma come strategia,
  • costruzione continua di nemici.

Queste non sono solo caratteristiche tossiche: sono comportamenti proto-fascisti.
Il fascismo nasce esattamente così — da una mente che confonde forza con dominio, identità con obbedienza, sicurezza con esclusione.

Il passo successivo è inevitabile: la tossicità privata diventa cultura politica, la manipolazione diventa sistema di potere, e la società intera si abitua all’abuso come norma.


Il narcisismo del fascismo moderno

Il fascismo di oggi non punta più al controllo totale dei territori, ma al controllo delle emozioni.
Vuole decidere non cosa pensiamo, ma come ci sentiamo: arrabbiati, spaventati, in guerra con qualcuno.
Perché chi controlla l’emozione, controlla la narrazione.

I leader tossici comprendono questo meccanismo perfettamente.
Ogni post, insulto o provocazione è progettato per generare una reazione.
La loro politica non è ideologica: è dopaminica.
Trasformano la rabbia in engagement, l’odio in visibilità, la paura in profitto.
E noi, a forza di reagire, diventiamo complici del loro potere.

Il fascismo contemporaneo non marcia: scorre nel feed.
È partecipativo, emotivo, contagioso.
E si alimenta di ogni click indignato.


Come spezzare il ciclo

Riconoscere il fascismo in questo atteggiamento significa capire che non nasce da un’ideologia, ma da un ego smisurato.
Da chi crede che le regole non valgano per lui, che la critica sia un affronto, che il mondo sia un’estensione della propria volontà.

Contrastarlo non richiede solo buone leggi: richiede alfabetizzazione emotiva.
Serve il coraggio di distinguere il carisma dalla crudeltà, la leadership dalla manipolazione, la forza dalla violenza verbale.

Ogni volta che diciamo no alla tossicità — nelle relazioni, nei media o nella politica — indeboliamo il fascismo che cresce dentro di essa.
Perché il fascismo, prima di conquistare i popoli, conquista le coscienze.


Quindi, attenti.

Il fascismo del nostro tempo non indossa stivali.
Indossa abiti di marca, parla di libertà, si presenta come “innovazione”.
Ma sotto la superficie c’è sempre la stessa fame: il bisogno di dominare e la paura di essere dimenticati.

Il vero antidoto non è la rabbia, ma la umiltà.
La capacità di ascoltare, di dubitare, di non farsi trascinare nel circo del dramma.
La libertà, oggi, comincia nel silenzio di chi rifiuta di seguire chi confonde la crudeltà con la forza.


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