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È arrivata al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino la grande mostra monografica dell’artista giapponese Chiharu Shiota: The Soul Trembles.

La mostra era già stata ospitata in prestigiose istituzioni internazionali, tra cui il Grand Palais di Parigi, il Busan Museum of Art, il Long Museum West Bund di Shanghai, la Queensland Art Gallery di Brisbane e lo Shenzhen Art Museum e ora arriva in Italia.

Nata ad Osaka nel 1972, Chiharu Shiota si è trasferita a Berlino nel 1996 e la sua arte, nata nel periodo della massima espansione della globalizzazione culturale, pur essendo fortemente influenzata dalla cultura e dall’estetica giapponese, rappresenta una sorta di linea di confine tra Oriente e Occidente.

La mostra torinese è un progetto ampio e articolato, di grande potenza espressiva, che ripercorre l’intera produzione di Shiota attraverso disegni, fotografie, sculture, e alcune delle sue più celebri installazioni ambientali e monumentali. A differenza delle altre mostre temporanee del Mao, The Soul Trembles si estende oltre lo spazio dedicato per “invadere” la galleria delle esposizioni permanenti e in particolare la sala dell’arte giapponese, nella quale le opere di Chiharu Shiota si pongono in dialogo con le opere del museo.

La prima mostra italiana dell’artista nipponica è arricchita da alcune installazione site specific.

La cifra stilistica del lavoro di Chiharu Shiota è quella del filo di lana rosso intenso o nero corvino: “i fili si intrecciano, si aggrovigliano, si spezzano, si annodano, si allungano. A volte i fili che manipolano il cuore possono persino diventare espressione delle relazioni tra le persone” afferma l’artista. Nelle prime sale della mostra chi entra si trova letteralmente immerso in superfici che si trasformano in spazi a tutti gli effetti, fino a non distinguere più i singoli fili.

Filo rosso intenso che si intreccia in un'installazione artistica di Chiharu Shiota, evocando connessioni e relazioni umane.

Il filo rosso e nero di Chiharu Shiota è stato interpretato come una metafora delle connessioni e delle relazioni umane, una sorta di “foresta” di lana che ne rappresenta la complessità e che interpreta la tensione contemporanea tra il moltiplicarsi delle connessioni virtuali o superficiali e il rischio di un impoverimento della sostanza delle relazioni profonde.

Interno di un'installazione artistica di Chiharu Shiota, caratterizzata da una fitta rete di fili neri che avvolge lo spazio, con due sedie visibili in primo piano.

Il filo è un materiale fragile e resistente allo stesso tempo, perfetta metafora della precarietà e della forza dell’esistenza umana e delle relazioni tra le persone. Tra le installazioni ambientali più suggestive quella che avvolge con filo nero un pianoforte bruciato, una sorta di visione emersa da un’esperienza infantile dell’artista. In Silence (2008), con un pianoforte bruciato e diverse sedute per un fantomatico pubblico, immerse in un reticolo di fili neri, racconta il silenzio che segue alla distruzione

Installazione artistica di Chiharu Shiota, caratterizzata da un intrico di fili neri che avvolgono un pianoforte e delle sedie, creando un ambiente immersivo e suggestivo.

Centrale nella poetica dell’artista è la filosofia orientale nella quale il vuoto non è assenza, ma potenza capace di generare.

Nelle sale successive sono ampiamente documentati gli esordi pittorici dell’artista, dal primo quadro realizzato a cinque anni ai lavori ispirati all’informale e all’astratto nel quale già emergono temi della sua evoluzione artistica verso l’approccio performativo.

Dettaglio di un dipinto astratto con tonalità di rosso, arancione, bianco e nero, caratterizzato da pennellate spesse e texture visibili.

Come molte artiste contemporanee per Chiharu Shiota il proprio corpo è un “materiale” di espressione artistica: il passaggio dalla pittura alla performance è rappresentato da Becoming Painting realizzata a 22 anni, nella quale Chiharu si è completamente ricoperta di smalto e avvolta la tela addosso trasformandosi nell’opera stessa: un “atto di liberazione” secondo l’artista e il primo nel quale l’espressione corporea diviene l’arte stessa.

Un'opera performativa di Chiharu Shiota che mostra l'artista immersa in un ambiente coperto di tessuti rossi e macchie di colore, esprimendo temi di emozione e introspezione.

Nello spazio mostre al piano terra è presentata un’ampia documentazione fotografica delle azioni performative di Chiharu Shiota, sempre incentrate sul doppio registro del proprio corpo come tela e sull’intrecciarsi del filo rosso e nero. In un’altra performance significativa l’artista utilizza mandibole bovine provenienti dagli scarti dell’industria della carne, un’immagine che caratterizza anche la pittura di Georgia O’ Keeffe, per ricostruire una sorta di vita fittizia mettendole simbolicamente a “pascolare” accanto a un piccolo lago dal quale emerge lei stessa avvolta dal fango, in un lavoro che potrebbe essere anche letto come una critica al modello sociale e alimentare dell’allevamento intensivo.

Un'opera d'arte di Chiharu Shiota: una figura seduta a terra avvolta in fili rossi, circondata da petali rossi, in un ambiente interno luminoso con grandi finestre.

Spesso ispirate da esperienze personali, le opere di Chiharu Shiota esplorano l’intangibile – ricordi, emozioni, immagini e visioni oniriche, offrendo spazi di silenzio e contemplazione, e pongono interrogativi su concetti universali ed esistenziali quali l’identità, la relazione con l’altro, l’amore, la vita e la morte; valicando i confini temporali e spaziali, i suoi lavori coinvolgono la parte più intima e vulnerabile dell’essere umano.

La transizione verso le opere in dialogo con le collezioni permanenti è rappresentata dalla grande installazione dedicata al viaggio, di grande potenza visiva. Le valigie non rappresentano per l’artista oggetti neutri, ma sono impregnate dalle storie personali di chi le ha utilizzate.

Accumulation – Searching for the Destination (2021), composta da centinaia di valigie oscillanti, simbolo di ricordo, spostamenti, migrazioni e archetipo del viaggio compiuto da ciascuno di noi.

Installazione artistica con valigie nere e marroni, assortite e sovrapposte, con un reticolo di fili disposti in sottofondo.

La galleria più interessata dal dialogo con le opere di Chiharu Shiota è quella giapponese. Il visitatore è accolto da una suggestiva installazione che rappresenta un abito femminile immerso in inestricabile intreccio di fili neri .Reflection of Space and Time (2018) utilizza un abito e la sua immagine specchiata per riflettere sulla presenza nell’assenza.

Installazione artistica di Chiharu Shiota, con abiti in tessuto avvolti in un intrico di fili neri, simboleggianti le connessioni umane e la presenza nell'assenza.

La nostra prima pelle è quella umana, la seconda sono i vestiti, la terza gli spazi nei quali ci muoviamo, afferma l’artista, che ha cercato di avvolgere tutte queste tre “pelli” con la sua rete inestricabile di fili. Nella galleria giapponese troviamo numerose opere su carta e lavori nei quali il filo rosso è usato come materiale quasi pittorico in lavori di piccolo formato che dialogano con le stampe dedicate al cosiddetto “mondo fluttuante”

Una grande installazione ambientale che ricorda una “casa delle bambole” sempre caratterizzata dall’uso costante del filo rosso, realizzata con materiale di recupero in buona parte proveniente dall’ex Repubblica Democratica Tedesca della Germania Est, è presente nella galleria dedicata all’arte islamica in un contrasto molto interessante.

Installazione artistica di Chiharu Shiota che presenta una serie di oggetti in miniatura disposti su una superficie bianca, tutti avvolti in un intreccio di fili rossi. La scena include mobili, piatti, sedie e decorazioni, creando un effetto visivo di complessità e interconnessione.

Il percorso si conclude con le sale dedicate alle scenografie teatrali di Chiharu Shiota, sempre caratterizzate dalla “firma” stilistica dell’artista, il filo nero.

Le trame di Chiharu Shiota evocano il repertorio emotivo condiviso delle esperienze umane fondamentali come nascita, crescita, perdita, amore e suggeriscono come l’arte possa diventare strumento per riconnettere le relazioni e i legami della comunità umana.

Come sempre accade nei progetti espositivi del MAO, anche la mostra Chiharu Shiota: The Soul Trembles è accompagnata da un ricco programma musicale e performativo, che include anche proiezioni, incontri e conferenze.  Lungo il corso della mostra sarà inoltre attivato un programma di attività educative e laboratori per le scuole, le famiglie e per i visitatori di tutte le età, dai più piccoli fino al pubblico adulto.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue in italiano e inglese edito da Silvana Editoriale con testi a cura di Kataoka Mami e Davide Quadrio che include contributi di esperti internazionali di approfondimenti sul lavoro dell’artista e un ricco apparato iconografico.

A partire dal 19 novembre 2025 un’opera inedita dell’artista Chiharu Shiota è visibile nello spazio dell’Agorà al MUDEC di Milano. Inserita nell’ambito del progetto espositivo Il senso della neve, l’installazione The Moment the Snow Melts, a cura di Sara Rizzo, utilizza la precarietà della neve come metafora per riflettere sulle relazioni umane e su come queste inevitabilmente iniziano e finiscono.

Tutti i contenuti della mostra sono disponibili in IS International Signs all’interno del percorso espositivo grazie alla collaborazione con l’Istituto dei Sordi di Torino.

La mostra “Chiharu Shiota- The Soul Trembles” è a cura di Mami Kataoka, direttrice del Mori Art Museum, che ne ha concepito il progetto originale, e Davide Quadrio, direttore del MAO, con l’assistenza curatoriale di Anna Musini e Francesca Filisetti, e resterà aperta fino al 28 giugno 2026 dal martedì alla domenica dalle 11 alle 19 presso la sede del MAO di Via San Domenico, Torino.

                                               Andrea Macciò

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