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Cosa ti ha spinto a raccontare una protagonista come Lara, una donna adulta che vive il peso e la forza delle molteplici identità femminili di oggi?

Lara è un personaggio in cui tutti noi ci possiamo rispecchiare. Non credo che sia molto legato al genere. Lei rappresenta le persone “single” che hanno un figlio e che si barcamenano tra responsabilità lavorative, di genitore e di figlia.
Una vita piena di impegni, frenetica dove, a volte, non si trova neanche il tempo per sé stessi. Viviamo in una società dove pare che non si abbia il tempo per nulla e quindi finiamo per lasciare sole le persone che amiamo.

Qual è stata la scintilla iniziale da cui è nato il romanzo: un’immagine, una sensazione, un fatto reale, un personaggio?

Ogni romanzo rappresenta un po’ della mia vita. Tutto quello che ci entra dentro ci finisce senza che io me ne renda conto. Scrivo come se fossi “in trance” e siccome desidero che i miei libri rispecchino sentimenti veri è chiaro che irreparabilmente dentro ci finiscano le mie emozioni e fatti realmente accaduti. Sicuramente i miei genitori, ormai anziani, ed il tempo che passo con loro sono stati una grande fonte d’ispirazione, insieme al precario mondo del lavoro e la scarsa considerazione che la società attuale ha per l’arte e per gli artisti. Nel libro incontriamo molte figure vivissime: come hai costruito questo “mosaico umano”? Hai un metodo per dare voce a personaggi così diversi?Non è stato complicato. Il mondo è fatto di persone diverse e particolari. Io amo le persone sopra le righe. Le attiro, posso solo dire che le persone cosiddette “normali” non si avvicinano proprio a me. Attiro gente fuori dai canoni, bohemienne e loro finiscono nelle mie storie. Sono le persone “particolari” e “diverse” quelle che mi affascinano di più quelle che mi colpiscono e che cerco di conoscere. Amo queste persone perché sono vere. Le persone borghesi le trovo noiose e ipocrite. Quindi nei miei romanzi metto in prima linea le persone che per la loro caratterizzazione e per il loro carattere mi piacciono.

Alcuni personaggi sembrano muoversi tra ironia, fragilità e ambiguità: come lavori per trovare il loro equilibrio emotivo?

Non credo di programmare i miei personaggi. A volte, come ho detto prima, credo di scrivere “in trance”. Mi siedo, scrivo al computer e piano piano il personaggio prende forma dalla mia mente senza che io ci pensi più di tanto. Sono tutte anime fragili che vivono in un mondo non facile. Tutte vittime di un mondo che sta perdendo il proprio equilibrio e diventa sempre più pazzo. Il romanzo tocca aspetti della società contemporanea, come il cinismo, la prevaricazione, la perdita di rispetto.

Qual era il messaggio principale che desideravi far emergere?

Sono vari i messaggi che voglio dare.
Si parla di omosessualità e di come ancora oggi nel 2025 molte persone vivano male questa condizione e di come in tanti siano costretti a nascondersi per non rischiare di essere vittima di bullismo.
Altro tema importante è la considerazione degli anziani che vengono spesso dimenticati quando ci sarebbe molto da imparare da loro.
Infine il mondo del lavoro che non rispetta le predisposizioni naturali e crea una marea di persone insoddisfatte.
Per finire l’arte che non viene considerata come lavoro ma solo come hobby. Incredibile pensare che l’Italia è il paese con più opere d’arte al mondo ed è il paese che, oggi giorno, ha pochissima considerazione per gli artisti.

Quanto hai attinto dall’osservazione quotidiana per descrivere certe dinamiche familiari e sociali?

Molto. Ascolto sempre quello che la gente dice. In qualsiasi posto sia su un bus, che nelle sale d’attesa dei medici. Ogni posto è un luogo adatto dove ascolto le vite degli altri e prendo spunto per creare le mie storie.

Il tuo stile usa l’ironia per mostrare paradossi e contraddizioni. Come gestisci il bilanciamento tra leggerezza narrativa e critica sociale?

Si possono affrontare tematiche serie ma con ironia e rendere tutto più leggero. Credo che questo mio modo di fare derivi dai miei genitori e comunque dalla mia famiglia. È utile saper affrontare i momenti difficili anche ironizzando per sdrammatizzare il tutto ed è quello che cerco di trasmettere con i miei libri.

Ci sono autori o modelli letterari che ti hanno influenzato nell’uso dell’umorismo per raccontare temi seri?

Mi piace molto lo stile di Sophie Kinsella. Sicuramente lei è una grande fonte d’ispirazione per me. Anche nei suoi libri, personaggi buffi, affrontano problemi vari ma con un sano ottimismo riescono a risolverli. Certo forse lei affronta meno tematiche sociali e prende spunto da realtà di un ceto sociale più elevato, invece i miei personaggi sono persone comuni che sbarcano a malapena il lunario. Sono persone in cui è più facile rispecchiarsi ed entrare in empatia.

Nel romanzo appare anche una sfumatura gialla. Com’è nata l’idea di inserire elementi di mistero in una storia già così ricca di personaggi e dinamiche emotive?

Sì, più che una sfumatura il romanzo si può considerare proprio un giallo. Nasce con quell’idea. Le dinamiche emotive servono per far affezionare il lettore ai personaggi e fare in modo che partecipino di più alla storia. Ho creato capitoli che finiscono sul più bello e questo dovrebbe invogliare a continuare la lettura…e poi il giallo dovrebbe portare ancora di più a voler andare avanti nella lettura per capire chi è il colpevole.

Secondo te, cosa aggiunge la suspense alla costruzione emotiva del libro?

Sicuramente, la curiosità di sapere come va avanti la storia. Faccio in modo che i personaggi diventino da subito simpatici. Chi leggerebbe un libro che inizia con un personaggio noioso? Nessuno. Io invece, voglio far affezionare da subito i lettori così che diventa più facile andare avanti con la lettura e poi con la suspense cerco di tenere il fiato sospeso fino alla fine.

Lara è una fotografa: perché hai scelto proprio questa professione per definirne lo sguardo sul mondo?

Io sono fotografo. Lara è un po’ me. Per fortuna non sono un fotografo di cerimonie. La protagonista, come me, li odia. Lei non può evitarli io se posso me li scanso. Faccio più fotografie artistiche per mostre fotografiche. Si guadagna poco ma mi da più soddisfazione. Bisogna sempre cercare di fare quello che piace fare.
Lara però è costretta. È vedova ed ha una figlia. Non ha scelta.

La colonna sonora sembra avere un ruolo significativo: come hai scelto le atmosfere musicali che accompagnano la storia?

La gran parte delle canzoni che uso nella narrazione di un romanzo sono canzoni che amo. In questo ho fatto anche riferimento ad una canzone che non mi piace e che ha un seguito più commerciale. Mi riferisco alla canzone di Sal da Vinci che ha avuto un gran successo commerciale ma non è il mio genere. Tutto il resto molto più di nicchia, mi rappresenta di più. Si passa dai Radiohead a Tori Amos ad Andrea Lazlo De Simone. Ovviamente le canzoni presenti vanno avanti di pari passo con la storia. Ad un momento topico una canzone iconica ad un momento brioso una canzone allegra e così via. La musica è colonna sonora di ogni mio romanzo…un po’ come la vita di tutti. Tutti abbiamo una canzone che ci accompagna nei vari momenti della nostra vita.

Cosa ti interessava esplorare del rapporto tra generazioni femminili Lara, Daria e i genitori anziani?

Mi piace che in ogni romanzo io possa immedesimarmi in tutti i personaggi che voglio. Posso essere uomo, donna, giovane, adulto, vecchio. In questo caso mi sono tuffato nella vita di Lara che non ha mai un momento di tregua tra la sua vita da donna vedova con figlia adolescente a carico.
In Daria, teenager secchiona che decide dopo anni fatti di studio e di vicinanza con la mamma dopo la perdita del padre di prendersi un po’ del proprio tempo per vivere una storia d’amore. Ed infine nei genitori di Lara, due anziani, con gli acciacchi della loro età.

Quanto c’è di universale e quanto di personale nel modo in cui descrivi queste relazioni?

C’è sempre molto di personale nelle mie storie…poi ci possono finire dentro storie sentite, storie che mi hanno raccontato e mi hanno colpito.
Sì, nei miei libri, comunque c’è il mio mondo. Chi mi conosce e legge i miei romanzi ha sempre l’impressione di sentire la mia voce che racconta la mia storia. Sento molto il mio modo di parlare nella storia.
Amo usare il mio linguaggio di ogni giorno: un linguaggio più diretto, più vero, più attuale.

Quanto tempo ti ha richiesto la stesura del romanzo e quale fase è stata per te più complessa?

La storia per scriverla ci ho impiegato due mesi. Per la correzione circa sei mesi. La parte più complessa è la correzione. Scrivo di getto e quindi la revisione del tutto richiede tempo.

Sei un autore che pianifica tutto fin dall’inizio o lasci che la storia prenda vita mentre scrivi?

Inizio il romanzo con un’idea. Di solito so a cosa voglio arrivare ma non so minimamente come arrivarci. Poi mi siedo, scrivo e la storia si compone da sola. Spesso non mi ricordo neanche di aver scritto io quelle cose. Scrivo di notte. Quando intorno a me c’è silenzio. Mi sveglio alle 4 del mattino ed inizio a scrivere. È impegnativo. È stancante. Ma evidentemente c’è una grande passione e motivazione che mi spinge a farlo altrimenti non avrei mai scritto sei libri.
E pensare che ho sempre pensato di non farcela e di non avere questa costanza.

Che tipo di emozione o riflessione speri rimanga al lettore una volta chiuso il libro?

Spero di aver fatto ridere e sognare. Mi fa piacere che la gente che legge il libro non veda l’ora di leggere il successivo. Mi farebbe piacere che insieme al divertimento provi un senso di tristezza al pensiero che tutti i personaggi dei miei libri ora non gli faranno più compagnia e che quindi non resta che aspettare il prossimo libro per entrare di nuovo nel mio “pazzo” mondo.

Qual è la reazione più inattesa o significativa che hai ricevuto da chi lo ha già letto?

Che tutti sono rimasti sorpresi dall’assassino. Nessuno, finora, ha capito chi fosse e spesso pensavano ad altre personaggi. La cosa mi ha fatto molto ridere. Immagino spesso le loro facce quando lo scopriranno.
E voi cosa aspettate a comprare “Le sibille svelate” per capire chi è il colpevole?
Il libro è disponibile su Amazon e o direttamente dall’autore che mi lascia una dedica scritta.

Un commento su “Intervista a Marco Iannaccone, Scarlet Lovejoy, autore del romanzo Le Sibille Svelate. A cura di Elisa Rubini

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