Nella sua raccolta “Po’e sia”, Piera Aricò compone un mosaico di emozioni, ricordi e
riflessioni che restituisce al lettore un’umanità vibrante e autentica. I versi – pubblicati
nella collana “Le Perle Audiolibri” dell’Aletti editore – si muovono con naturalezza tra la
dimensione intima e quella universale, offrendo una lettura che è, al tempo stesso, specchio
interiore e osservazione lucida del mondo quotidiano. Momenti di pura umanità e semplice
interesse per l’altro, fotografie di emozioni e sentimenti. «Il titolo – spiega l’autrice che vive a
Roma – è frutto di un gioco di parole: po’ che in realtà sta per “poco” e sia, ossia, tipo
concessione». L’opera nasce dal bisogno di scrivere, nero su bianco, emozioni e sentimenti,
fotografarne le risultanze, fissare nella memoria e sulla carta delle “istantanee di pensiero”.
«Leggere e scrivere poesie, per me, è un momento molto intimo e, a volte, molto
sofferto. Ma non una sofferenza urlata. Piuttosto, quella sofferenza che a volte strugge dal di
dentro, quasi corrode e l’unico modo che trovo è scriverla. Di getto, senza quasi correggere
nulla, come un pianto liberatorio, come una risata liberatoria». Versi liberi ma decisamente
sentiti, ispirati dalla vita stessa e da esperienze di terze persone, raccontate con il dono
della creatività, per poterle rendere accessibili a tutti. Piera si definisce una «investigatrice
di anime, di situazioni e soluzioni, trovate, apprese, ascoltate».
Al centro del libro si stagliano i grandi temi dell’esistenza: l’amore nelle sue contraddizioni, il
fluire del tempo che trasforma e segna, la memoria che protegge ma può anche ferire, la
maternità come approdo e rinascita, l’amicizia e il rapporto vitale con la natura. Piera Aricò
affronta queste dimensioni con una voce personale, capace di unire tenerezza e
profondità, ma anche ironia e leggerezza quando la vita sembra chiedere uno sguardo più
disteso. «Nelle mie poesie il tempo passato ha una funzione di primo fotogramma per la “foto”
finita. I sentimenti, i dolori in genere, ma anche le gioie, sono proprie dell’umano vissuto. E,
secondo me, deve essere l’umana esperienza quella che potrà salvare sé stessi dall’essere un
piccolo microcosmo nel quale vivere in sospensione con gli altri microcosmi».
L’autrice racconta, infatti, i chiaroscuri dell’esperienza umana: la forza di rialzarsi dopo
le cadute, la fragilità delle promesse, la necessità di sentirsi parte di qualcosa. Ogni lirica
è un frammento di vita che diventa compagno di viaggio, un invito a riconoscersi nelle pieghe
dei sentimenti più sinceri e nelle vibrazioni della quotidianità. «La poesia – scrive, nella
Prefazione, Cosimo Damiano Damato, regista e sceneggiatore italiano, attivo soprattutto nel
mondo del teatro – diventa un rito di connessione, un mezzo per navigare le onde della
percezione e per trovare la bellezza nell’interstizio tra il detto e il non detto».
Questa raccolta custodisce l’anima di un tempo. Un tempo fatto di gesti minimi e grandi
emozioni, di ricordi che pulsano e di parole che sanno farsi respiro, ma che lasciano sempre
qualcosa di inespresso, su cui lettore e poeta pongono la loro lente d’ingrandimento.
Nelle pagine di Piera Aricò, cuore e memoria trovano una voce limpida e intensa,
trasformando l’esperienza personale in una poesia che può appartenere a tutti. «Vorrei
trasmettere una piccola luce sul dubbio che questi sentimenti, queste paure, queste delusioni
siano solo appannaggio dei più deboli o dei poeti. Tutti, indifferentemente, siamo talmente
umani da provare emozioni, delusioni, riscosse, nel quotidiano e nell’umano».