PER LA RUBRICA “AUTORI ALLO SPECCHIO”
“Dove finiscono i gessetti: viaggio nella memoria scolastica” di Stefano Taccone
Scatolone scolastico di Stefano Taccone si presenta al lettore con un titolo semplice, quotidiano, domestico persino, eppure già carico di stratificazioni simboliche: uno scatolone che tutti noi abbiamo avuto o ci siamo immaginati, un contenitore informe e polveroso dove finiscono i resti del nostro passaggio tra i banchi di scuola, ma anche un luogo mentale, uno spazio del ricordo e della sedimentazione affettiva, dove i materiali dell’infanzia si trasformano in strumenti della riflessione adulta. Taccone costruisce con grazia e intelligenza una narrazione in prosa che scorre lungo una linea di memoria scolastica vissuta, osservata, rimeditata, senza mai cedere al sentimentalismo facile o alla retorica nostalgica, ma anzi restituendo con fedeltà l’ambivalenza profonda dell’esperienza educativa, fatta insieme di meraviglia e frustrazione, di scoperta e di fatica, di comunità e solitudine. Nel suo “scatolone” trovano posto penne perdute e amici scomparsi, ma anche lezioni sedimentate, frasi che hanno bucato il tempo, nomi di maestri e compagni che diventano totem interiori, figure che emergono come segni sparsi su un quaderno vissuto, scarabocchiato, consunto ma mai gettato via. La scrittura di Taccone, già nota in ambito poetico per la sua capacità di giocare con la lingua in modo colto e spiazzante, qui si fa più sobria, ma non rinuncia a quella musicalità interna che rende la lettura un’esperienza sensoriale oltre che intellettuale. Il ritmo è dosato con cura, la lingua si adatta alla materia che tratta, e anche quando l’autore si concede divagazioni più liriche o frammenti poetici incastonati nella narrazione, non lo fa per estetizzare ma per incarnare un’emozione, per restituire la voce interna del bambino che è stato e dell’adulto che lo custodisce ancora. Il tono, a tratti meditativo, sa essere anche ironico, leggermente amaro, talvolta graffiante, come se il gesto di rovistare nello scatolone implichi anche lo svelamento delle imperfezioni, delle crepe, delle storture che fanno parte del nostro percorso educativo e che spesso restano fuori dalle narrazioni ufficiali sulla scuola. Non c’è idealizzazione: c’è realtà, vissuta e rielaborata con uno sguardo critico ma amorevole, capace di riconoscere tanto le grandezze quanto le miserie dell’esperienza scolastica. Da insegnante, non posso che sentirmi profondamente interpellata da questo testo, che ha il raro pregio di riuscire a parlare del mondo della scuola senza adottare né il tono tecnico dell’esperto né quello affettato del nostalgico, ma tenendosi su un crinale alto, quello dell’introspezione culturale, dove ogni oggetto e ogni aneddoto diventa pretesto per interrogarsi su cosa significhi imparare, ricordare, crescere, sbagliare, appartenere. È un libro che educa mentre racconta, che riflette mentre narra, che si apre al lettore non come un manuale né come un diario, ma come un atto di condivisione onesta e riflessiva. Il vero protagonista non è tanto Taccone, con il suo vissuto specifico, quanto quel noi collettivo che la scuola ha attraversato, quel noi fatto di generazioni di studenti e insegnanti che si sono cercati e a volte persi, riconosciuti o mancati, in un rito di passaggio che ha sempre a che fare con l’identità. Lo scatolone, allora, non è solo un archivio di oggetti ma un deposito di possibilità: ciò che siamo stati, ciò che avremmo potuto essere, e ciò che, in un certo senso, possiamo ancora diventare se torniamo a leggere quelle tracce con occhi nuovi. In questo senso, il libro non si limita a raccontare una storia individuale, ma propone una pedagogia della memoria, un’etica dello sguardo retrospettivo che non si limita a ricordare, ma trasforma il ricordo in coscienza. E anche qui, nella materia apparentemente umile del libro – un astuccio, un banco, una classe, una punizione, un foglio di verifica – si compie il piccolo miracolo della letteratura: l’insignificante diventa significativo, il dettaglio si fa chiave di lettura del tutto. Taccone non ha bisogno di inventare trame complesse o di affidarsi a colpi di scena: gli basta aprire lo scatolone e lasciar parlare i suoi contenuti, consapevole che ogni oggetto, se ascoltato davvero, racconta più di mille parole. Come docente di lettere, sento che questo testo può diventare anche uno strumento didattico prezioso: può essere letto in classe, discusso, riletto come stimolo per attivare una memoria personale negli studenti, per avviare riflessioni sulla propria esperienza scolastica, sul valore della scrittura autobiografica, sul potere degli oggetti di evocare storie. Ma è anche, e forse soprattutto, un invito alla lentezza: a fermarsi, a rileggere il proprio percorso con uno sguardo di cura, a fare spazio alla complessità delle emozioni che la scuola sa generare. In tempi in cui tutto sembra correre, anche nella didattica, Scatolone scolastico ci chiede di rallentare, di guardare in profondità, di tornare a sentire. E forse il messaggio più importante che questo libro ci lascia è proprio questo: che educare, in fondo, è un atto di attenzione e di memoria, che insegnare e imparare sono processi che non finiscono mai e che si rinnovano ogni volta che abbiamo il coraggio di aprire uno scatolone e rimettere in ordine le sue cose non per archiviarle, ma per comprenderle. In un panorama editoriale in cui la scuola è spesso raccontata in modo stereotipato – come luogo di fallimento o di idealizzazione –, Taccone ci offre una terza via: quella del racconto autentico, profondo, sfaccettato, in cui la parola si fa ponte tra esperienze e generazioni. Scatolone scolastico è allora molto più di un esercizio letterario: è un atto pedagogico, un atto poetico, e soprattutto un atto umano. Un libro che non chiude ma apre, che non insegna formule ma propone domande, che non consola ma accompagna. Un libro da tenere a portata di mano – o di cuore – ogni volta che vogliamo ricordarci perché facciamo scuola, e per chi.
v.
LINK DI RIFERIMENTO:
https://www.ibs.it/scatolone-scolastico-libro-stefano-taccone/e/9788845618703