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Non è più una fase, non è più una contingenza elettorale, ma è un cambio d’epoca. Mentre la sinistra italiana ed europea discute, si divide, si giustifica e arretra, la destra avanza in modo sistemico, vince nei tribunali, detta l’agenda a Bruxelles, occupa lo spazio pubblico nelle città e, soprattutto, costruisce un pensiero organizzato. Il caso Vannacci non è un’anomalia né un eccesso, è il simbolo di un meccanismo che funziona, di una macchina politica e culturale che produce consenso perché ha un obiettivo chiaro e lo persegue senza esitazioni.

L’assoluzione definitiva di Matteo Salvini nel caso Open Arms, le nuove direttive europee su rimpatri e “Paesi sicuri”, lo sgombero del centro sociale Askatasuna a Torino non sono episodi isolati o scollegati tra loro. Sono tasselli di un’unica traiettoria, quella della normalizzazione della destra come forza di governo, di ordine e di senso comune. Ciò che fino a pochi anni fa veniva presentato come eccezione, scandalo o deriva oggi diventa prassi, linguaggio istituzionale, orizzonte condiviso.

Di fronte a tutto questo, la sinistra continua a reagire invece di agire, rifugiandosi nel linguaggio giuridico, nei distinguo, nelle note a margine, difendendo simboli mentre perde territori, difendendo cause mentre perde popolo.

Chi continua a liquidare Roberto Vannacci come un provocatore, un personaggio sopra le righe o un semplice “caso mediatico” commette un errore politico grave. Perché oggi Vannacci non è più solo un individuo, ma è diventato sistema. La nascita ufficiale di “Rinascimento Nazionale”, presentato come think tank e centro culturale del Mondo al Contrario, segna un salto di qualità decisivo, non più soltanto un libro, un post o una polemica, ma una struttura permanente di produzione culturale, un luogo di elaborazione ideologica, una macchina narrativa che punta a dare profondità, continuità e legittimità a una visione del mondo identitaria, autoritaria e dichiaratamente alternativa alla cultura progressista.

Logo del 'Rinascimento Nazionale', centro studi di Castellar Ponzano, con case stilizzate e il testo promozionale in evidenza.

“A velocissimi passi prende forma il centro studi del Mondo al Contrario”, e tutto ciò non è uno slogan, ma una dichiarazione di metodo. Mentre la sinistra ha progressivamente smantellato i propri luoghi di formazione, di pensiero e di conflitto culturale, la destra li ricostruisce, utilizzando un linguaggio semplice, messaggi diretti e una forte capacità di mobilitazione emotiva. Dove la sinistra problematizza, la destra afferma, dove la sinistra dubita, la destra occupa spazio.

Il “modo Vannacci” dilaga perché parla una lingua comprensibile di identità, di ordine, di gerarchie, di appartenenza. Non importa quanto queste categorie siano discutibili o semplificatorie, importa che funzionino, e funzionano perché intercettano un vuoto lasciato dalla sinistra, che ha smesso di parlare di nazione, popolo, sicurezza, confini e comunità, lasciando questi concetti in esclusiva alla destra e rinunciando a contendere il terreno del senso comune.

Così oggi non è più la destra a doversi giustificare, ma è la sinistra a dover spiegare perché

E mentre la sinistra si rifugia nella purezza, la destra costruisce consenso, struttura pensiero, organizza quadri. Vannacci non è un incidente della storia, ma il prodotto di un ecosistema che cresce proprio dove l’altro è collassato. Chi pensa che tutto questo sia reversibile con un semplice cambio di leadership o con una comunicazione più efficace non ha compreso la profondità del problema, infatti la destra sta vincendo perché ha una visione del mondo, la sinistra sta perdendo perché ha rinunciato a formularne una. E quando una parte politica smette di produrre senso, qualcun altro lo farà al suo posto, anche se quel senso è, letteralmente, al contrario.

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