C’è una forma di intelligenza che non lascia tracce visibili, ma cambia il corso degli eventi. È l’intelligenza di chi osserva, ascolta e sopravvive.
Pier Carlo Lava
Con La traditrice, Philippa Gregory torna nel territorio che le è più congeniale e in cui ha costruito una carriera internazionale: la corte Tudor vista attraverso lo sguardo delle donne, non come comparse decorative ma come vere protagoniste politiche, emotive e strategiche. Questa volta, però, la luce si posa su una figura rimasta a lungo nell’ombra della Storia ufficiale: Jane Parker, cognata di Anna Bolena, spesso ricordata solo come “la traditrice”, raramente compresa come donna.
Jane Parker, Lady Rochford, è un personaggio complesso e affilato. Moglie leale, sorella presente, ma soprattutto osservatrice lucidissima di un mondo dominato da uomini imprevedibili, da alleanze fragili e da una violenza politica che può abbattersi in qualsiasi istante. Gregory la racconta non come un mostro né come un’eroina romantica, ma come una donna costretta a muoversi in un sistema che non perdona ingenuità. In un ambiente in cui una parola sbagliata può condurre al patibolo, Jane sceglie l’arma più sottile: l’intelligenza.
Il romanzo è immerso in un’atmosfera di tensione costante. Enrico VIII incombe come una presenza minacciosa, mutevole, mentre il destino dei Bolena si avvicina al collasso. Jane si muove tra corridoi, stanze private, sguardi rubati e confessioni sussurrate, sempre consapevole che la verità non è mai innocente. È qui che nasce il marchio di “traditrice”: non tanto da un atto di slealtà, quanto dalla necessità di scegliere ogni giorno chi salvare e chi sacrificare, spesso senza alternative reali.
Lo stile di Philippa Gregory resta coinvolgente, visivo, empatico, ma in questo romanzo assume un tono più cupo e riflessivo. La traditrice non è solo un affresco storico, ma una riflessione sul potere e sulla sopravvivenza femminile in un mondo che non concede margini di errore. Jane Parker non è Anna Bolena, non è Caterina d’Aragona, non è una regina. Ed è proprio questo il suo destino: sopravvivere abbastanza a lungo da essere giudicata, anziché ricordata con indulgenza.
Dal punto di vista letterario, il romanzo dialoga con altre opere di Gregory dedicate ai Tudor, ma può essere letto anche autonomamente. Chi ama la narrativa storica troverà intrighi, passioni e ricostruzioni accurate; chi cerca una lettura più profonda scoprirà invece una meditazione amara sul ruolo delle donne nella Storia, spesso ridotte a etichette morali semplicistiche.
Jane Parker emerge così come una figura moderna nella sua ambiguità. Non chiede di essere assolta, ma compresa. E Philippa Gregory riesce nell’impresa più difficile: restituirle una voce, senza addolcirla, senza giustificarla del tutto, ma rendendola umanamente credibile.
La traditrice è un romanzo che lascia il segno proprio perché mette a disagio. Ci ricorda che la Storia è scritta dai vincitori, ma sopravvive grazie a chi ha imparato a muoversi nell’ombra.
Geo
Philippa Gregory è una delle più importanti autrici di narrativa storica contemporanea, tradotta in oltre ventisette paesi. Storica di formazione, ha dedicato gran parte della sua opera alla riscrittura del passato attraverso il punto di vista femminile, in particolare dell’Inghilterra Tudor. La traditrice, tradotto in italiano da Roberta Zuppet, conferma la sua capacità di riportare alla luce figure dimenticate o distorte dalla storiografia tradizionale. Alessandria today valorizza questo sguardo critico sulla Storia, attento alle voci marginali e alle complessità del potere.
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