Ogni grande poeta comincia in silenzio, ma alcuni portano nel silenzio una ferita che diventerà canto.
Pier Carlo Lava
Avvicinarsi alle prime poesie di Alda Merini significa assistere alla nascita di una voce che, pur ancora incerta nella forma, è già inequivocabile nella sostanza. Siamo negli anni Cinquanta, quando la giovanissima Merini muove i primi passi nel panorama poetico italiano, sostenuta da figure come Giacinto Spagnoletti e accolta, giovanissima, nel fervore culturale milanese. Ma ciò che colpisce, rileggendo oggi quei testi iniziali, è quanto la sua poesia fosse già segnata da un’urgenza profonda, da una tensione interiore che non cercava consenso, ma necessità di espressione.
Le poesie giovanili di Alda Merini non hanno ancora la forza visionaria e scabrosa delle opere mature, ma contengono già il nucleo emotivo che attraverserà tutta la sua produzione: l’amore assoluto, il dolore come esperienza totalizzante, il rapporto quasi mistico con la parola. L’io lirico appare spesso vulnerabile, esposto, come se la scrittura fosse l’unico luogo possibile di salvezza.
Estratto poetico (a scopo di citazione)
Io sono certa che nulla accade
senza un mistero d’amore.
(Alda Merini)
In questi versi iniziali si avverte una fiducia struggente nella vita, una tensione verso il senso che precede la frattura dell’esperienza manicomiale. L’amore, nelle prime poesie, non è ancora violenza o ossessione, ma attesa, desiderio di riconoscimento, bisogno di fusione. È un amore spesso idealizzato, ma mai ingenuo.
Dal punto di vista stilistico, la giovane Merini si muove in una poesia lirica, musicale, influenzata dalla tradizione novecentesca e da un certo simbolismo spirituale. Il verso è ampio, talvolta solenne, attraversato da immagini di luce, corpo, anima. Si avverte il dialogo con Antonia Pozzi, per la fragilità esposta, e con Rainer Maria Rilke, per la tensione metafisica che avvolge l’esperienza quotidiana.
Eppure, anche in questa fase iniziale, Alda Merini non è mai decorativa. C’è già una ferocia trattenuta, una sofferenza che pulsa sotto la superficie dei versi. La parola poetica non è rifugio, ma campo di battaglia. La giovane poeta sembra scrivere non per piacere, ma per restare viva.
Rileggere oggi queste poesie significa comprendere che la Merini non “diventa” poeta con la sofferenza: lo era già. La malattia, il manicomio, l’emarginazione non hanno creato la sua voce, ma l’hanno esasperata, resa inconfondibile. Le prime poesie sono la prova di una vocazione che precede il dolore, e che proprio per questo lo attraverserà senza mai spegnersi.
Biografia dell’autrice
Alda Merini nacque a Milano nel 1931 e morì nella stessa città nel 2009. Poetessa tra le più amate e controverse del Novecento italiano, visse una vita segnata dalla malattia mentale e dall’emarginazione, trasformando l’esperienza del dolore in materia poetica di straordinaria intensità. La sua opera attraversa lirica amorosa, spiritualità, corpo e follia, mantenendo sempre una voce autentica e irriducibile.
Le prime poesie di Alda Merini ci insegnano che il talento non nasce dalla sofferenza, ma dalla capacità di ascoltarla. In quei versi acerbi e luminosi c’è già tutto: la fragilità, la fede nell’amore, la parola come destino. Leggerle oggi significa tornare all’origine di una voce che non ha mai smesso di dire la verità, anche quando faceva male.
Geo
Alda Merini è indissolubilmente legata a Milano, città che fu teatro della sua giovinezza poetica e della sua lunga battaglia interiore. Alessandria today, come testata culturale impegnata nella promozione della letteratura d’autore e del pensiero critico contemporaneo, propone queste riletture per restituire profondità e contesto alle grandi voci della poesia italiana.
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