C’è un momento in cui il rumore interiore non chiede più risposte, ma solo di essere spento.
Pier Carlo Lava
La poesia “La Ricaduta” di Sergio Batildi è un testo breve e potentissimo, che si muove sul crinale fragile tra controllo e crollo, tra l’illusione di una calma ritrovata e il ritorno violento della crisi. Batildi non racconta la ricaduta come evento spettacolare, ma come esperienza intima, claustrofobica, quasi clinica, dove il corpo e la mente diventano una stanza chiusa, imbottita, apparentemente silenziosa.
La scrittura è scarna, tagliente, costruita su immagini sensoriali precise che restituiscono il disagio psichico senza bisogno di spiegazioni. La poesia non consola, non giudica, non interpreta: registra.
Testo della poesia
Si placa.
Apparente quiete di una cella imbottita.
Poi la vibrazione riprende, più acida, più alta.
Il battito non segue il ritmo, strappa.
Per non morire di riverbero,
devi premere l’interruttore.
Spegnere.
Restare al buio, dove la pienezza è solo un fantasma che ha smesso di gridare.
Il primo verso, “Si placa”, apre con una promessa ingannevole. La quiete è subito definita “apparente”, e la cella imbottita richiama sia l’ospedale psichiatrico sia una mente isolata dal mondo. È un silenzio artificiale, non una pace autentica. Quando la vibrazione ritorna, lo fa in modo fisico, “più acida, più alta”, come un suono che ferisce. Il battito che “strappa” è il cuore ma anche il pensiero, che non riesce più a sincronizzarsi con la realtà.
Il nucleo emotivo della poesia è nella scelta estrema: spegnere. Non come gesto di morte, ma come atto di sopravvivenza. Premere l’interruttore significa sottrarsi al sovraccarico, accettare il buio come rifugio temporaneo. L’ultima immagine è tra le più intense: la pienezza, ciò che dovrebbe dare senso, è ridotta a un fantasma che ha smesso di gridare. Non c’è redenzione, ma c’è tregua. E talvolta, per chi attraversa la ricaduta, la tregua è tutto.
Dal punto di vista stilistico, Batildi si colloca in una linea che richiama la poesia della frattura e dell’essenzialità, con echi di Amelia Rosselli per la tensione mentale, di Antonia Pozzi per il rapporto corpo sofferenza silenzio, e di certa poesia contemporanea che affronta il disagio psichico senza filtri lirici. La forza del testo sta nella sottrazione: nessuna parola è in più, nessuna immagine è decorativa.
La Ricaduta è una poesia che non chiede empatia facile, ma attenzione profonda. È una testimonianza asciutta e onesta di ciò che accade quando la mente torna a tremare e l’unica possibilità è fermarsi, spegnere, resistere nel buio.
Biografia dell’autore
Sergio Batildi è un autore contemporaneo che indaga, attraverso una scrittura essenziale e incisiva, i territori del disagio interiore, della fragilità psicologica e delle dinamiche mentali più profonde. La sua poesia si caratterizza per un linguaggio diretto, privo di ornamenti, capace di trasformare l’esperienza individuale in una riflessione universale sul limite, sulla resistenza e sulla sopravvivenza emotiva. Batildi predilige testi brevi ma densi, in cui il silenzio e le pause hanno lo stesso peso delle parole.
Geo
Sergio Batildi si inserisce nel panorama della poesia contemporanea italiana attenta ai temi della salute mentale, dell’identità e della crisi dell’io, offrendo una voce riconoscibile e necessaria. Alessandria today, come testata culturale, continua a valorizzare autori che esplorano il presente con sguardo critico e autentico, promuovendo una letteratura capace di dare parola anche alle zone d’ombra dell’esperienza umana.
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