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C’è una poesia che nasce quando il silenzio smette di essere rifugio e diventa cammino. “Non è la mia solitudine” è un testo che rifiuta l’equivoco dell’isolamento e trasforma la solitudine in un atto di conoscenza, in una navigazione ostinata dentro il tempo e il mondo.
Pier Carlo Lava

In questa poesia Pippo Bunorrotri compie una dichiarazione netta fin dall’incipit: la solitudine non è una prigione, il silenzio non è cattività. Il poeta sposta subito il fuoco sul vero nodo: il mutismo dei pensieri, soffocati da un mondo “arrabbiato con la poesia”. È qui che il testo prende posizione, scegliendo la parola come resistenza e come testimonianza.

Testo integrale della poesia

NON È LA MIA SOLITUDINE

Non è la mia solitudine

dove navigo

E il mio silenzio non è un prigioniero.

Secondo me è il mutismo

dei miei pensieri

che vola nel vento

di un mondo arrabbiato

con la mia poesia.

Non parla dei fatti nascosti

né dei segreti custoditi

di questo mondo che urla

che mormora negli angoli

di presenze e assenze

di coloro che si nascondono

dietro le ombre delle ore.

alcuni versi che scrivo

mostrando ciò che vedo,

quello che sento,

di questo mondo di delirio,

dove la solitudine

È l’ombra lunga

della notte morente

sulle mie braccia

perché sono un’anima

con un solo battito cardiaco,

chi cammina da solo

nell’abisso

del silenzio.

e il sospiro di un urlo

il vento lo portò via.

La notte mi avvolse nel suo mantello

E ho dormito sull’altare del suo seno

nella solitudine del tempo,

Sono rinato nudo

per continuare la navigazione

nel paradiso della mia vita.

La poesia procede come un diario di attraversamento, dove la navigazione diventa metafora dell’esistenza poetica. Il mondo è rumoroso, urlante, delirante, eppure incapace di ascoltare. In questo contrasto, la solitudine si fa ombra lunga della notte morente, immagine potente che lega corpo e tempo, braccia e buio, vita e fine.

Colpisce la scelta di non denunciare “fatti nascosti” o “segreti custoditi”: Bunorrotri non si pone come rivelatore, ma come testimone sensibile. I versi “mostrano ciò che vedo, quello che sento”, rivendicando una poesia dell’esperienza diretta, non mediata, non ideologica. È una posizione che richiama la linea etica di Ungaretti, dove la parola è nuda e necessaria, e la tensione visionaria di Quasimodo, quando il mondo appare frantumato e ostile.

Il passaggio centrale, “un’anima con un solo battito cardiaco”, concentra il senso dell’intero testo: unicità, vulnerabilità, irriducibilità. Camminare da soli nell’abisso del silenzio non è una condanna, ma una prova. E proprio da quella prova nasce la svolta finale: la notte non schiaccia, avvolge; non cancella, rigenera. Il poeta “dorme sull’altare del suo seno” e rinasce nudo, pronto a continuare la navigazione.

Il finale apre a una luce inattesa: il paradiso non è altrove, ma coincide con la propria vita, accettata nella sua solitudine creativa. È una conclusione che non promette salvezza, ma continuità. La poesia resta cammino.

BIOGRAFIA

Pippo Bunorrotri pseudonimo (Miguel Angel Vega) è nato il 31 dicembre a León, in Spagna. Ha trascorso l’infanzia e completato gli studi primari e secondari a León, e parte degli studi secondari a Ponferrada (città nella stessa regione in cui si è trasferita la sua famiglia). Ha proseguito gli studi universitari in Galizia, presso la Facoltà di Architettura di La Coruña. Si è dedicato all’architettura e all’edilizia per trent’anni.

La lettura lo ha sempre affascinato; per il suo ottavo compleanno gli fu regalato il romanzo “Il piccolo principe”, un libro che lo affascinò e da quel momento in poi il mondo fantastico dei libri lo catturò, leggeva tutto ciò che gli capitava tra le mani e immaginava le sue fantasie che scriveva per sé e leggeva solo alla madre e a un amico che per lui era come un fratello.

Non osò mai pubblicare nulla di ciò che scriveva, per paura, vergogna, mancanza di tempo, lavoro e vita familiare. Sua madre morì negli anni Novanta, costringendolo a promettere che un giorno avrebbe pubblicato alcuni dei suoi scritti. Ma non lo fece fino al 2002, quando una malattia lo colse al collo, e quest’ultimo, nei suoi ultimi giorni, lo incoraggiò a finire e pubblicare un romanzo che era rimasto chiuso in un armadio per anni. Così riprese la storia che aveva iniziato e nel 2018, dopo una lunga battaglia con se stesso, la sua storia e le sue paure, pubblicò la prima parte di un romanzo giallo, “Il battesimo di Zendale”, “Sussurri del passato”. Attualmente sta revisionando la seconda e la terza parte per la pubblicazione. Nel 2019, alcune sue poesie sono state pubblicate nel concorso letterario “Scrittori e poeti sulla strada per il paradiso con l’inchiostro delle mie impronte”. Nel 2024 pubblicò il suo primo libro di poesie, “Il Miserere dell’Oblio”.

Mentre scriveva e correggeva il suo romanzo (che aveva ormai preso vita propria) si appassionò alla poesia, genere che non lo entusiasmava molto ma con cui cominciò a sentirsi a suo agio, creando un suo blog (Pippo Bunorrotri.com) dove pubblica le sue poesie e qualche racconto.

Ha scritto anche alcuni articoli inerenti alla sua professione su riviste specializzate e ha collaborato con un collega alla stesura di un libro sulla storia dell’architettura modernista in Galizia, dove vive da più di vent’anni.

Attualmente, dal 2010, risiede a Valencia, dove si dedica alla scrittura del suo blog e alla preparazione dei suoi romanzi e di un nuovo libro di poesie che saranno pubblicati nel 2026, oltre a un nuovo romanzo.

Geo
Questa recensione nasce ad Alessandria, città di passaggi interiori e ascolti discreti, dove Alessandria today continua a promuovere una poesia che interroga il presente senza scorciatoie. L’opera di Pippo Bunorrotri si inserisce in una ricerca poetica contemporanea che affronta il silenzio come spazio di verità e la solitudine come luogo di rinascita. Una scrittura che dialoga con il nostro tempo inquieto e ne restituisce, senza retorica, il battito essenziale.

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