C’è una poesia che non nasce per essere mostrata, ma per essere ritrovata. “Quell’attimo di se stessi” è uno di quei testi che sembrano emergere dal fondo, come un relitto che conserva ancora la propria verità.
Pier Carlo Lava
In questa poesia Pippo Bunorrotri compie un gesto essenziale e coraggioso: scendere nella propria solitudine senza maschere, attraversarla come un oceano e restituirne non una mappa, ma un attimo di consapevolezza. Il titolo è già una dichiarazione poetica e filosofica insieme: non l’identità intera, non la risposta definitiva, ma quell’istante fragile in cui ci si riconosce.
QUELL’ATTIMO DI SE STESSI
Nell’oceano della mia solitudine
dove riflessi e oblio,
Sono specchi della mia vita,
Cavalcano la cresta delle onde
E mentre il tempo tesse fantasmi
Ho trovato il mormorio della mia voce roca
in mezzo alla rottura di un sogno
che pensavo fosse dimenticato o morto.
per riscoprire la mia voce
nel silenzio della mia solitudine
fare le parole
capisci la mia illusione,
L’emozione mi ha fatto a pezzi
Il testo si muove come un flusso emotivo continuo, senza cercare appigli narrativi. La solitudine non è un vuoto, ma uno spazio liquido, un oceano dove riflessi e oblio diventano specchi, immagini mobili dell’esistenza. Bunorrotri usa l’acqua come metafora della coscienza: instabile, profonda, a tratti violenta, ma anche capace di restituire una voce.
Il tempo “tesse fantasmi”, immagine potente che richiama una memoria attiva, mai pacificata. I sogni non muoiono davvero, si rompono, si frantumano, e proprio in quella frattura il poeta ritrova il mormorio della propria voce roca, una voce non levigata, segnata dall’esperienza, e proprio per questo autentica.
La poesia non cerca ordine formale. La sintassi si spezza, i versi sembrano nascere mentre vengono pensati. È una scelta coerente: la parola non descrive l’emozione, la subisce. Il verso finale, “L’emozione mi ha fatto a pezzi”, non è una chiusura, ma una resa. Non c’è catarsi, non c’è consolazione. C’è la verità di un attraversamento.
In questa tensione interiore si avvertono echi della poesia confessionale, ma anche una parentela con Giuseppe Ungaretti, quando la parola diventa scarna e necessaria, e con Alda Merini, nella capacità di trasformare la frattura emotiva in gesto poetico. Tuttavia Bunorrotri mantiene una voce personale, riconoscibile, che non imita ma dialoga.
“Quell’attimo di se stessi” è una poesia che parla a chi ha conosciuto il silenzio, a chi ha perso la propria voce e l’ha ritrovata non intatta, ma vera. È un testo che non chiede di essere capito subito, ma abitato lentamente.

BIOGRAFIA
Pippo Bunorrotri pseudonimo (Miguel Angel Vega) è nato il 31 dicembre a León, in Spagna. Ha trascorso l’infanzia e completato gli studi primari e secondari a León, e parte degli studi secondari a Ponferrada (città nella stessa regione in cui si è trasferita la sua famiglia). Ha proseguito gli studi universitari in Galizia, presso la Facoltà di Architettura di La Coruña. Si è dedicato all’architettura e all’edilizia per trent’anni.
La lettura lo ha sempre affascinato; per il suo ottavo compleanno gli fu regalato il romanzo “Il piccolo principe”, un libro che lo affascinò e da quel momento in poi il mondo fantastico dei libri lo catturò, leggeva tutto ciò che gli capitava tra le mani e immaginava le sue fantasie che scriveva per sé e leggeva solo alla madre e a un amico che per lui era come un fratello.
Non osò mai pubblicare nulla di ciò che scriveva, per paura, vergogna, mancanza di tempo, lavoro e vita familiare. Sua madre morì negli anni Novanta, costringendolo a promettere che un giorno avrebbe pubblicato alcuni dei suoi scritti. Ma non lo fece fino al 2002, quando una malattia lo colse al collo, e quest’ultimo, nei suoi ultimi giorni, lo incoraggiò a finire e pubblicare un romanzo che era rimasto chiuso in un armadio per anni. Così riprese la storia che aveva iniziato e nel 2018, dopo una lunga battaglia con se stesso, la sua storia e le sue paure, pubblicò la prima parte di un romanzo giallo, “Il battesimo di Zendale”, “Sussurri del passato”. Attualmente sta revisionando la seconda e la terza parte per la pubblicazione. Nel 2019, alcune sue poesie sono state pubblicate nel concorso letterario “Scrittori e poeti sulla strada per il paradiso con l’inchiostro delle mie impronte”. Nel 2024 pubblicò il suo primo libro di poesie, “Il Miserere dell’Oblio”.
Mentre scriveva e correggeva il suo romanzo (che aveva ormai preso vita propria) si appassionò alla poesia, genere che non lo entusiasmava molto ma con cui cominciò a sentirsi a suo agio, creando un suo blog (Pippo Bunorrotri.com) dove pubblica le sue poesie e qualche racconto.
Ha scritto anche alcuni articoli inerenti alla sua professione su riviste specializzate e ha collaborato con un collega alla stesura di un libro sulla storia dell’architettura modernista in Galizia, dove vive da più di vent’anni.
Attualmente, dal 2010, risiede a Valencia, dove si dedica alla scrittura del suo blog e alla preparazione dei suoi romanzi e di un nuovo libro di poesie che saranno pubblicati nel 2026, oltre a un nuovo romanzo.
Geo
Questa recensione nasce ad Alessandria, luogo di confine e di ascolto, dove Alessandria today continua a dare spazio a una poesia che interroga l’identità contemporanea senza semplificarla. La scrittura di Pippo Bunorrotri si inserisce in un percorso poetico attento alle fratture interiori, alla solitudine come spazio di conoscenza e alla parola come atto di resistenza emotiva. È una poesia che dialoga con il presente e con chi, nel rumore del mondo, cerca ancora un attimo autentico di sé.
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