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C’è uno spazio sospeso, tra una tazza di caffè e uno schermo acceso, dove il pensiero prende forma senza rumore. È da questo luogo silenzioso che sembra nascere la poesia anonima che accompagna l’immagine: una donna seduta a un tavolino, lo sguardo rivolto altrove, mentre la città scorre sfocata alle sue spalle.
Pier Carlo Lava

La fotografia suggerisce un tempo interiore, più che un’azione. La protagonista non guarda il computer, non guarda il caffè: guarda dentro, o forse oltre. È una postura che appartiene alla poesia contemporanea dell’anonimato, quella che non ha bisogno di dichiarare un nome perché parla una lingua condivisa, fatta di attese, pensieri non detti, decisioni rimandate.

La poesia anonima che immaginiamo accanto a questa scena non racconta una storia, evoca uno stato d’animo. È una scrittura breve, essenziale, che si muove tra introspezione e quotidianità. Il tavolino diventa confine tra il mondo e il sé, il caffè un rito di resistenza, il computer una presenza muta che attende risposte che ancora non sono pronte.

Testo poetico (autore anonimo)

Siedo dove il giorno rallenta,
con una tazza che fuma piano.
La città mi passa accanto
senza chiedere nulla.

Il pensiero si posa,
non ha fretta,
non ha nome.

Sono qui,
tra ciò che devo
e ciò che sento.

In questi versi si coglie una poetica del frammento, affine a certa scrittura minimalista contemporanea. L’assenza di retorica è una scelta precisa: ogni parola pesa, ogni pausa è parte del senso. L’io lirico non si afferma, non si impone, ma resta in ascolto. È una poesia che dialoga idealmente con autori come Raymond Carver per l’essenzialità, Wisława Szymborska per la capacità di fermare l’istante, e con certa lirica urbana italiana degli ultimi decenni.

L’anonimato dell’autore non è una mancanza, ma una dichiarazione poetica. In un tempo in cui tutto chiede visibilità, questa poesia sceglie di restare senza firma, come un pensiero lasciato su un tavolo, pronto a essere raccolto da chi sa riconoscersi in quell’attesa.

La forza del testo sta nella sua aderenza emotiva all’immagine: non descrive ciò che si vede, ma ciò che si sente guardandola. È una poesia che non spiega, accompagna. E proprio per questo resta.

Questa poesia anonima ci ricorda che non tutto ha bisogno di un nome per esistere. Alcuni versi nascono per essere specchi, non bandiere. Nel silenzio di un bar, tra un pensiero e l’altro, la poesia continua a vivere così: discreta, necessaria, vera

Geo
L’immagine e la poesia si collocano idealmente in uno spazio urbano contemporaneo, che potrebbe essere qualunque città europea, dove il tempo interiore dialoga con il ritmo esterno. Alessandria today, testata culturale attenta alle voci visibili e invisibili della scrittura poetica, valorizza anche l’anonimato come forma autentica di espressione, riconoscendo nella poesia senza nome una parte essenziale del nostro immaginario collettivo.

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“Immagini generate con intelligenza artificiale a scopo illustrativo. © Alessandria today”

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