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Ci sono poesie che, a distanza di decenni, continuano a parlare con una lucidità disarmante al nostro presente, smascherando illusioni collettive e false certezze.
Pier Carlo Lava
La poesia “La statistica” di Trilussa è uno degli esempi più alti e irononicamente feroci della sua arte. Scritta in romanesco, come molte delle sue composizioni più celebri, questa lirica riesce a trasformare un concetto astratto e apparentemente neutro come quello dei numeri in una critica sociale profondissima, ancora oggi attualissima. Trilussa non attacca la matematica in sé, ma l’uso distorto che se ne fa per mascherare le disuguaglianze, anestetizzare le coscienze e raccontare una realtà che, nei fatti, non coincide mai con la vita concreta delle persone.
Ecco il testo integrale della poesia, oggi liberamente pubblicabile perché l’autore è in pubblico dominio.

Immagine grafica che rappresenta la poesia 'La statistica' di Trilussa. Mostra un uomo con un pollo in mano, bilance con polli, grafici e percentuali sullo sfondo. Il testo evidenzia il tema della distorsione dei numeri nella realtà sociale.


La statistica
di Trilussa
Sai ched’è la statistica?
È ‘na cosa
che serve pe’ fa’ un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre uguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.
In questi versi, l’ironia diventa un’arma civile. Trilussa smonta con apparente semplicità il meccanismo della media statistica, mostrando come essa possa risultare ingiusta, falsa, persino crudele, quando ignora le differenze reali tra le persone. Il “pollo all’anno” è un’immagine diventata proverbiale, capace di condensare in poche righe una verità scomoda: i numeri rassicurano chi governa, ma non nutrono chi ha fame.
Dal punto di vista stilistico, il romanesco non è una scelta folcloristica, ma uno strumento di precisione. La lingua popolare permette a Trilussa di parlare a tutti, senza filtri, con una chiarezza che la lingua ufficiale spesso perde. In questo senso, la sua poesia dialoga idealmente con quella di Giuseppe Gioachino Belli, ma anticipa anche la satira sociale moderna e certa narrativa civile del Novecento, da Flaiano a Rodari.
Riletta oggi, “La statistica” sembra scritta per il nostro tempo, dominato da grafici, percentuali, sondaggi e numeri che pretendono di spiegare tutto. Trilussa ci ricorda che la realtà non è mai una media, ma una somma di vite diverse, spesso diseguali, e che la poesia, quando è autentica, sa dire ciò che i numeri tacciono.
Geo
Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, nacque e visse a Roma, città che fu non solo sfondo ma vera anima della sua poesia. La sua voce, profondamente radicata nella cultura popolare romana, seppe però parlare a tutta l’Italia, diventando patrimonio collettivo. Pubblicare oggi Trilussa su Alessandria today significa ribadire il valore della poesia come strumento di lettura critica del presente e come ponte tra tradizione letteraria e coscienza civile contemporanea.
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“Immagini generate con intelligenza artificiale a scopo illustrativo. © Alessandria today”

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