Leggere libri e poesie significa prendersi cura del pensiero e della sensibilità, aprire spazi interiori in cui la parola diventa conoscenza, emozione e confronto. La letteratura, in tutte le sue forme, ci accompagna nel comprendere il mondo e noi stessi, offrendo strumenti per interpretare il presente, interrogare il passato e immaginare il futuro. Ogni lettura è un incontro che lascia tracce, un’esperienza che arricchisce e che continua a vivere nel tempo, oltre l’ultima pagina.
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Lava Pier Carlo
Il Testo della Poesia: San Martino
Testo Originale (Italiano): San Martino
La nebbia a gl’irti colli Piovigginando sale, E sotto il maestrale Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo Dal ribollir de’ tini Va l’aspro odor de i vini L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi Lo spiedo scoppiettando: Sta il cacciator fischiando Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi Stormi d’uccelli neri, Com’esuli pensieri, Nel vespero migrar.
Traduzione in Lingua Straniera (Inglese): Saint Martin’s Day
The fog up to the bristling hills drizzling ascends, And under the mistral wind the sea howls and whitens;
But through the streets of the village from the bubbling of the vats The sharp odour of the wines goes to gladden the souls.
Turns upon the burning logs the spit crackling: Stands the hunter whistling on the threshold to gaze
Among the reddish clouds flocks of black birds, Like exiled thoughts, In the evening twilight migrating.
Contesto e Struttura Poetica
“San Martino” (pubblicata per la prima volta nel 1883 nella raccolta Rime nuove) è uno dei componimenti più celebri di Giosuè Carducci, e pur essendo universalmente noto per la sua immediatezza pittorica, non è esente da una profonda tensione storica e letteraria. L’opera si colloca nel periodo della maturità carducciana, quando il poeta, pur conservando un rigore formale quasi classico, ammorbidisce i toni epici per cogliere la malinconia del paesaggio e della memoria. La scelta del giorno di San Martino (11 novembre), tradizionale giorno di vendemmia e di scadenza dei contratti agricoli, evoca un tempo di passaggio e di bilanci sia nella natura che nell’esistenza umana.
La poesia si distingue per la sua eccezionale maestria tecnica. È composta da quattro strofe di altrettanti versi (quartine) in rima alternata (ABAB), costruite su doppi settenari. Questo metro agile, pur richiamando la tradizione popolare del canto, Carducci lo eleva a una forma d’arte raffinata, ideale per catturare il rapido succedersi delle immagini e delle sensazioni. Questa struttura metrica non solo incornicia le immagini, ma contribuisce al tono di fondo: una calma apparente che nasconde la frenesia della natura e della mente che ricorda. L’efficacia del componimento risiede proprio in questa fusione tra l’immediatezza sensoriale (visiva, olfattiva) e la severità formale, che anticipa il brusco cambio di scena emotiva finale.
Analisi e Commento della Poesia
“San Martino” è l’esempio lampante di come Carducci, pur restando fedele a un rigore formale quasi classico, sappia infondere nella poesia una profonda emozione malinconica e visiva. Non è solo la descrizione di un giorno di novembre, ma un affresco di vita contadina e un riflesso dello stato d’animo del poeta, che si sente come gli stormi che fuggono. Ammiro in questa lirica la capacità di condensare l’epica del paesaggio maremmano con la fugacità dell’esistenza. È un gioiello di equilibrio tra realismo e introspezione, essenziale nella nostra tradizione poetica.
“San Martino”, composta da Giosuè Carducci (1835-1907) e pubblicata nelle Rime nuove, è una delle sue liriche più celebri e accessibili, concentrata su una suggestiva descrizione del giorno di San Martino (11 novembre), che per tradizione segna la fine dell’annata agraria e l’inizio del nuovo vino. Il componimento è una quartina di ottonari, che pur mantenendo una metrica semplice, riesce a creare un potente contrasto tra elementi naturali e umani.
Il poeta apre con un quadro paesaggistico cupo e dinamico. La “nebbia” che “piovigginando sale” verso i “irti colli” e il mare che “urla e biancheggia” sotto la forza del maestrale definiscono un ambiente austero, freddo e quasi ostile. Carducci utilizza verbi che danno forza e movimento, come “urla” e “sale”, rendendo la natura una presenza attiva e quasi drammatica. L’uso dell’aggettivo “irti” per i colli e la descrizione del mare in tempesta sottolineano la durezza della Maremma in autunno.
Il forte contrasto si manifesta nella seconda e terza strofa, che spostano l’attenzione sul borgo e sulla vita umana. L’arrivo del “aspro odor de i vini” che ribolle nei tini introduce un elemento di calore, gioia e rinascita. Questo profumo ha il potere di “rallegrar” le anime, offrendo un sollievo, seppur temporaneo, alla cupezza del paesaggio esterno. La descrizione della vita interna prosegue con l’immagine rassicurante e domestica dello “spiedo scoppiettando” sui “ceppi accesi” e del “cacciator fischiando” sull’uscio. Questi dettagli offrono un’immagine di semplicità e di un mondo contadino solido e immune al caos esterno.
Il significato profondo della poesia si svela nell’ultima strofa, dove l’osservazione del paesaggio diventa introspezione: il cacciatore (che può essere letto come il poeta stesso) si ferma a rimirare gli “stormi d’uccelli neri” che migrano al vespero, tra le “rossastre nubi”. Il parallelismo, introdotto dalla congiunzione “Com'”, trasforma gli uccelli in “esuli pensieri”. Questa similitudine chiude il cerchio tematico: la malinconia e l’inquietudine del poeta, i suoi pensieri che non trovano pace e si sentono esiliati, si proiettano nel movimento degli stormi, che fuggono dalla stagione fredda. Il tono, da epico e descrittivo, si fa intimo e malinconico. Carducci, pur rifuggendo il sentimentalismo romantico, lascia trasparire qui il suo senso di solitudine e la sua tensione verso l’ideale.
“San Martino” di Giosuè Carducci è un’ode all’autunno che, attraverso immagini potenti e un contrasto efficace tra la natura aspra e l’intimità domestica, tocca le corde universali della malinconia e del tempo che passa. La perfetta fusione tra il dato oggettivo (il paesaggio maremmano) e il sentimento soggettivo (gli esuli pensieri) ne fanno un testo fondamentale della poesia italiana, un esempio di rigore formale che cela una profonda risonanza emotiva.
Biografia di Giosuè Carducci
Giosuè Carducci (Valdicastello, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano. Figura di riferimento per la cultura post-risorgimentale, fu il primo italiano a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1906, per “la sua potenza creativa, la purezza dello stile, e l’energia lirica con cui si è saputo congiungere con la tradizione classica”. Di idee repubblicane e inizialmente anticlericali, la sua opera è caratterizzata da un forte senso di impegno civile, dal culto della tradizione classica (evidente nelle Odi Barbare, dove tentò di riprodurre la metrica antica) e da una celebrazione austera della natura e della storia d’Italia. Fu professore di Letteratura Italiana all’Università di Bologna per oltre quarant’anni. Le sue raccolte principali includono Rime nuove, Giambi ed Epodi e Odi Barbare.
Immagine di fantasia generata con IA