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C’è una poesia che non chiede di essere firmata, perché la sua voce sembra appartenere a chiunque abbia attraversato almeno una volta il confine fragile tra presenza e assenza. “Sotto la soglia del silenzio” si offre al lettore come un testo intimo e universale, capace di abitare quello spazio sospeso dove le parole esitano ma non tacciono mai davvero.

Pier Carlo Lava

La poesia si apre con un ritmo pacato, quasi trattenuto, che accompagna il lettore in una dimensione interiore fatta di attesa, memoria e sottrazione. Non c’è clamore, non c’è gesto eccessivo: tutto si gioca su un equilibrio sottile, su immagini che emergono lentamente, come se il testo stesso temesse di rompere qualcosa di sacro.

Testo della poesia

Sotto la soglia del silenzio

Sotto la soglia del silenzio
restano impronte leggere,
non passi, ma esitazioni
che il tempo non osa cancellare.

Le stanze della memoria
respirano piano,
inermi davanti al peso
di ciò che non è stato detto.

Ho imparato a restare
inermi anch’io,
come una finestra socchiusa
alla sera che arriva.

Non chiedo risposte,
mi basta il tremito
di una voce che ritorna
quando tutto sembra finito.

In questa poesia, il silenzio non è assenza, ma spazio abitabile, luogo in cui l’io lirico si riconosce e si misura. L’uso di immagini domestiche e quotidiane – le stanze, la finestra, la sera – richiama una tradizione lirica che va da Sandro Penna a certi testi più rarefatti di Antonia Pozzi, dove l’intimità non è mai esibita, ma custodita. La forza del testo sta proprio nella sua sottrazione: ogni verso sembra fermarsi un attimo prima di spiegarsi, lasciando al lettore il compito di completare il senso.

Lo stile è essenziale, privo di orpelli, eppure carico di risonanze emotive. La poesia non cerca l’effetto, ma la durata. È una scrittura che non impone una lettura, ma invita a una sosta, a un ascolto più lento, quasi meditativo. In questo senso, l’anonimato dell’autore non appare come una mancanza, ma come una scelta coerente: il testo non vuole un volto, vuole uno spazio.

Biografia immaginaria dell’autore

L’autore anonimo di “Sotto la soglia del silenzio” potrebbe essere nato in una piccola città di provincia, negli anni Settanta, e aver condotto una vita lontana dai circuiti letterari ufficiali. Si immagina una formazione irregolare, nutrita di letture notturne, di quaderni scritti a margine del lavoro quotidiano, di una poesia vissuta come esigenza privata più che come ambizione pubblica. La sua scrittura, secondo questa biografia possibile, nasce dall’ascolto e dall’osservazione, da un rapporto profondo con il tempo interiore e con le parole non dette. Pubblicare senza nome sarebbe, per lui o per lei, un modo per lasciare il testo libero, sottratto a qualsiasi etichetta.

Nel suo insieme, questa poesia si presenta come un gesto di resistenza delicata, una dichiarazione di fedeltà alla parola poetica nella sua forma più nuda e necessaria. È un testo che non cerca consenso immediato, ma accompagna chi legge con discrezione, lasciando una traccia sottile, eppure persistente.

Geo

Questa recensione nasce nel contesto culturale di Alessandria today, testata attenta alla poesia contemporanea, alle voci anonime e marginali, e alla promozione di una letteratura che sappia ancora interrogare il presente. L’autore immaginario, senza luogo dichiarato, potrebbe appartenere a qualunque territorio italiano dove la poesia continua a vivere lontano dai riflettori, custodita come esperienza interiore. Alessandria today si conferma così spazio aperto alla parola poetica, anche quando sceglie il silenzio del nome per farsi ascoltare meglio.

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