Lei è un’autrice colombiana di successo, con libri tradotti in più di venti lingue. Qual è, secondo lei, la chiave del suo successo?
Se c’è una chiave, credo che risieda nell’onestà. Cerco di scrivere con il cuore sincero, confidando nel fatto che la verità emotiva di una storia possa attraversare i confini più facilmente di qualsiasi passaporto. I lettori riconoscono quando una pagina trasmette qualcosa di vivo: un battito, un conflitto, un desiderio. Il successo, quando arriva, è semplicemente il momento in cui un cuore chiama e un altro cuore risponde.
Quando ha capito che la scrittura sarebbe diventata parte integrante della sua vita?
La scrittura è arrivata prima della consapevolezza. Fin da bambina sentivo che le parole erano un luogo dove potevo vivere liberamente. Più tardi nella vita ho capito che raccontare storie non era una scelta, ma un destino, il modo in cui potevo dare un senso al caos e trasformare i ricordi in significato.
Durante il suo attivismo politico, ha subito minacce che l’hanno costretta a sei anni di esilio. In che modo questo ha influenzato la sua scrittura?
L’esilio lascia una crepa nell’anima attraverso la quale possono entrare sia il dolore che la lucidità. Essere lontano dalla Colombia ha affinato la mia comprensione della sua bellezza e delle sue ferite. La distanza mi ha dato la prospettiva per scrivere di ciò che fa male pur continuando ad amarla profondamente. I miei libri nascono da quella frattura in cui la perdita si confronta con la speranza.
In che modo si intrecciano il suo attivismo politico e la sua esperienza personale?
La politica non è separata dalla vita; è la storia collettiva a cui tutti partecipiamo. Il mio attivismo non è mai stato teorico, ma è nato dall’avere assistito in prima persona a situazioni di ingiustizia. Quindi, quando scrivo, non scrivo di politica, ma di persone che vivono realtà politiche: paura, coraggio, amore, resilienza. Il personale è sempre politico.
È difficile per una scrittrice raggiungere il successo?
Sì, eppure noi persistiamo. Le donne spesso devono impegnarsi il doppio per far sentire la propria voce. Ma credo che la letteratura sia diventata il palcoscenico in cui le donne riscrivono la narrativa del potere. Ogni libro pubblicato da una donna è sia una vittoria personale che un passo avanti collettivo.
Le sue storie sono radicate in Colombia. In che modo le questioni sociali o politiche che esplora sono ancora attuali oggi?
La Colombia è una terra di contraddizioni, violenza e tenerezza, tragedia e rinascita. Purtroppo, molte delle ferite che affronto rimangono aperte: disuguaglianza, conflitto e migrazione forzata. Ma ci sono anche progressi, resilienza e un profondo desiderio di pace. La mia scrittura cerca di racchiudere entrambi: l’oscurità e la fiamma che rifiuta di spegnersi.
Si considera fortunata o pensa che il successo sia solo il risultato di un duro lavoro?
Penso che la fortuna e l’impegno vadano di pari passo. Il duro lavoro apre la porta, ma è la fortuna a decidere se qualcuno ti aspetta dall’altra parte. Sono grata a ogni lettore che ha accolto le mie storie nella propria vita: è una benedizione che non potrei mai attribuire solo al mio lavoro.
Quali sono alcune delle sfide che ha affrontato nel suo percorso letterario?
Il dubbio è un compagno fedele sempre vicino, che sussurra che la storia non è abbastanza forte o che la voce non è degna. Ci sono stati momenti in cui la paura mi ha quasi zittita. Ma ogni libro è un atto di resistenza: scegliere la pagina invece del silenzio.
Crede che la letteratura abbia il potere di promuovere la pace nel mondo?
Assolutamente sì. La letteratura ci invita a entrare nella vita degli altri e l’empatia è l’inizio della pace. Quando un lettore prova il dolore o la gioia di qualcuno diverso da lui, si crea un ponte. La pace si costruisce su questi ponti invisibili.
Cos’è la pace secondo lei?
La pace è il momento di quiete in cui nessuno ha paura. È dignità, è giustizia, è il diritto di sognare senza paura di svegliarsi in un incubo. La pace non è l’assenza del conflitto, è la presenza dell’umanità.
A cura di Irma Kurti
Pubblicata sul magazine “Oceano News”, dicembre 2025