La Banda Tom
E’ la notte del 14 gennaio 1945, c’è molta neve sulle colline del Monferrato e fa molto freddo. Su quelle colline tra il Monferrato e l’Astigiano operano diverse bande di partigiani. Una di queste la Banda Tom, Brigata partigiana comandata da Antonio Olearo, “Tom”, cerca di rifugiarsi nelle cascine di Casorzo, in provincia di Asti. Forse traditi, l’intera banda è catturata. I partigiani ormai prigionieri, vengono incatenati l’uno con l’altro. Sono seminudi e scalzi, li costringono a marciare, nel gelo e nella neve, per un lungo tratto fino al Mulino della Ghenza. Li trasportano a Casale Monferrato, il incarcerano, li interrogano con grande crudeltà.
Li processano e li condannano a morte. Oggi, 15 gennaio 1945, i partigiani della Tom, stanno sfilando per le vie della città a piedi nudi nella neve gelata. Mentre camminano li stanno massacrando di botte.
Ecco, sono arrivati alla Cittadella Militare, le Brigate Nere li ammazzano, in modo trucido, uno dopo l’altro. A “Tom”, negano l’abbraccio della madre, che è li in una cella, vigliaccamente imprigionata proprio per snidare il figlio.
Adesso sono tutti morti, lasciati li, sul selciato del Poligono all’interno della Cittadella. I partigiani delle Banda Tom, sono un mucchio di cadaveri nella neve, sorvegliati dalle Brigate Nere che, ogni tanto, sparano ancora su quei giovani corpi martoriati.
Quei giovani cadaveri rimangono su quel selciato due giorni, insepolti, nella neve arrossata da loro sangue. Ai famigliari è vietato avvicinarsi, impedito di celebrare il funerale dei loro cari. Li sotterrano nel cimitero in un luogo nascosto. Quel posto è individuato e coperto di fiori.
E’ il mese di ottobre del 1945, i corpi martoriati di quei giovani partigiani, vengono riesumati, si svolge il solenne funerale. Ora le loro salme riposano nella grande cappella a loro dedicata nel cimitero di Casale Monferrato.
Antonio Olearo, “Tom”, è un garzone di un fornaio del quartiere Borgo Ala di Casale. Dopo l’8 settembre si unisce ai partigiani della Valle Susa. Nell’inverno 1943, torna nel Monferrato casalese, raccoglie un gruppo di giovani, fonda una banda da lui capeggiata, si unisce alla Divisione Matteotti, diventa la Settima Brigata. Molto attiva nella zona.
I componenti della Banda Tom:
Antonio Olearo, “ Tom”, 24 anni – Giuseppe Augino, 22 anni – Antonio Boccalatte, 20 anni – Aldo Cantarello, 19 anni – Luigi Cassina, detto Ginetto o Tarzan, 25 anni – Giovanni Cavoli, detto Dinamite, 34 anni – Albert Harbyohire, 31 anni, Ufffciale della RAF – Giuseppe Maugeri, 23 anni – Remo Peracchio, 21 anni – Boris Portieri, 17 anni – Giuseppe Raschio, 21 anni – Luigi Santambrogio, “ Gigi”, 17 anni – Carlo Serretta, detto Scugnizzo, 17 anni.


Nella foto: un gruppo di partigiani della Banda Tom.
ANPI – sezione di Valenza, Don Andrea Gallo.


Tesimonianza di Rosetta Santambrogio, classe 1923, sorella di Luigi “Ginetto”, il più giovane della Banda Tom ( testo tratto da una sua intervista di anni fa )
– Li hanno presi a Casorzo. Io ho parlato con Don Allara, è venuto a casa mia e mi ha raccontato di quella notte. Quindi li han presi: mio fratello, Serretta e qualcun altro. Sicuramente sono state le spie. Sono andati a cercarli stalla per stalla.
La mattina dopo che li han presi, ho detto, vado a vedere. La staffetta partigiana aveva detto a mia mamma – Li hanno ammazzati tutti meno Luigi, il più giovane –
Sono andata con la neve, con la nebbia. Ho suonato un campanello e mi hanno detto – Sono alla Cittadella – e dov’è la Cittadella? Non lo sapevo, con quella nebbia ci sono andata. Una donna piangeva, ricordo gli occhi di quella donna. Passato il primo cortile ecco che nel secondo vedo i primi tre morti. Uno era mio fratello, sopra gli altri due. Sono andata dalle Brigate Nere, erano sotto l’androne tutti ubriachi e stravaccati. Dico, sono sua sorella, siamo di Casale, vogliamo seppellirlo. Non ero sicura di uscire viva da quel posto.
Fornero, il comandante, mi ha fatto aspettare un’ora. Quando è arrivato ha messo i piedi incrociati sulla scrivania – Cosa vuole? Cosa devo fare? E’ già tanto che li mettiamo in una fossa al cimitero perché sarebbero da buttare nel Po – L’avrei strozzato con le mie mani. Cosa potevo fare? Niente, sono tornata a casa.

GIO BOSCO