Corpi di donne mappe di vita

consacrati nell’acqua e sangue

grida materne e carezze

con mani lacrime e voci.

Questi corpi spezzati, esaltati,

di pelli soavi, di ferite rosse,

questi templi del tempo

che accumulano anni e ricordi,

questi corpi che si fecero

coppe di cura  e dolcezza,

questi corpi violati

dall’allegria e l’amarezza,

questi corpi sterili, prolifici,

caricati dell’impossibile,

questi corpi dove le rughe

definiscono il vissuto,

questi corpi di sabbia,

dune del deserto e onde marine,

questi corpi bianchi, neri,

installati nella natura,

sottili come raggi,

questi corpi che disegnano

colline e cupole,

corpi che sono pensieri

corpi che sono idee

corpi che sono sogni,

questi corpi cantano,

sono pagine del mito,

parole della Storia,

Questi corpi tagliati

solo per salvare vite,

questi corpi del lavoro,

della necessità, della dedizione,

questi corpi soffrirono

la passione, l’abbandono,

il silenzio dei sensi,

questi corpi che si offrirono,

che si negarono,

uccelli di luce tra finestre e cielo,

cavalli di pioggia e di vento,

guardarono nemici e amanti

con unghie d’avorio, labbra di rose,

schiene, ventri e piedi ubriachi

di canzoni e cammini.

Questi corpi che sgorgano

sospiri di latte e gelsomino,

che si rimpiccioliscono

nel guscio della loro  tenerezza,

che si fanno grandi

affrontando il dolore,

la morte degli amati,

i  pericoli della sorte,

questi corpi di cotone e ferro

allattano i desideri e la notte,

questi corpi spirali e frecce

segnando il destino,

specchi dell’anima, riflessi e volti

con volontà  e tracce

di viaggi misteriosi,

c’è lotta e miele ad ogni passo,

sono zagare.e vele,

corpi di donne che abbracciano,

che sanno,

che proteggono le ombre del passato,

questi corpi di madri, di figlie,

questi corpi di amanti, di sorelle,

questi corpi di amicizia e insegnamento,

questi corpi di poetesse e artiste,

questi corpi  guerrieri

del campo, della città,

della neve fredda, del sole torrido,

delle vigne e delle barche,

questi corpi viaggiatori

della Stella Polare, della Croce del Sud,

ancora cercando la profondità e l’altura,

donne e dee cacciate dal Paradiso,

legate alla terra, alla luna,

creature della ritualità,

creatrici dell’avvenire ,

profetesse di tutti i confini,

di tutti i fiumi, di tutte le praterie,

questi corpi di lingue  conosciute,

di linguaggi strani, senza paure né limiti,

mille volte rinate dallo spumoso Oceano

sono i nostri corpi di donna

cullando l’arcobaleno.

Questi corpi nostri come bandiere,

come versi, come cristalli

battendo al ritmo del mondo

si liberano e esistono.

Grazia Fresu