Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a sé stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

EUGENIO MONTALE Ossi di seppia 1925

Tre quartine di versi piani: endecasillabi; rime ABBA CDDC, incrociate; EFEF alternate; rima amico/canicola ipermetra.
Parafrasi: ‘Non chiederci’: imperativo negativo; ‘animo informe’: inerte spento irrisolto; ‘dichiari’: renda chiaro; ‘croco’: fiore di zafferano giallo; ‘Ah l’uomo’ esclamazione ironica; ‘canicola’: il sole; ‘scalcinato’: sgretolato, privo di intonaco.
La lirica nasce come una garbata polemica, implicita, contro il poeta vate D’Annunzio, ma subito diventa una dichiarazione di poetica. Il TU, volutamente generico, si rivolge all’uomo comune quale interlocutore. Il tema è la paralisi della conoscenza, la gnoseologia scettica.
Paesaggio ostile, arido e desolato Immagini aride, il muro, come in “Meriggiare” è il simbolo dell’esclusione dalla vita.
La data della composizione è il 1923, OGGI, parola chiave, quando il fascismo si diffonde in Italia.; lo smarrimento di una generazione, per cui l’unico credo possibile è il non credo: ‘ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. La crisi è politica ed esistenziale
Lessico aspro duro scabro: squadri, croco, canicola, scalcinato.
Negativa la rappresentazione scheletrica del dato naturale: il prato polveroso, la canicola, il ramo storto e secco, una natura perduta e assente.