Il Ventirighe ● a cura di Dario Fornaro

C’è qualcosa di più luttuoso e sconvolgen-te dell’ennesima strage compita in una scuola di  Uvaldo (Texas) pochi giorni do-po quella avvenuta nel supermercato di Buffalo (Pennsylvania)? Dieci vittime allo-ra, ventuno oggi, di cui diciannove bambi-ni? Probabilmente no. Non è il numero del-le vittime (oppure solo un paio di “sparati” passerebbero quasi inosservati), come non sono le modalità di fuoco e le motivazioni masticate dal protagonista del raid regolar-mente “fuori i testa” nei primi commenti.

C’è tuttavia nell’aria qualcosa di meno drammatico ma notevolmente preoccu-pante, nelle sua persistenza e intangibilità nel tempo, che attiene allo “spirito costi-tuente” di un popolo: il diritto di dotarsi di armi, e che armi (altro che schioppi ad avancarica dei tempi del cd, secondo emendamento, ma fucili parabellici attua- li in libera pratica) a scopo di difesa perso-nale da pericoli reali o immaginari. Questo “diritto” è cosi incistato nello statu-to degli individui, e relativi patrocinanti, che negli USA esistono e sono “agibili” più armi personali che cittadini.

Naturale che anche nell’occasione doloro-sa di doppia strage si sia riacceso il dibat-tito sulla necessità di introdurre finalmen-te limitazioni e cautele sullo smercio d’ar-mi fiorentissimo. Altrettanto ovvio che sia insorta a difendere lo status quo la poten-tissima NRA – National Rifle Association. Meno ovvio, ma così è se vi pare, che in non casuale consonanza con NRA ci sia stato chi (Trump & C.) non solo non si sia pronunciato  per una pur mite resipiscenza, ma abbia proposto addirittura di estendere il perimetro  del libero possesso di armi se-mibelliche  coinvolgendo il personale delle scuole a difesa dai malintenzionati armige-ri.

Ben riassume lo scetticismo forzoso di chi si aspetterebbe – morti dopo morti – una qualche misura di contenimento, lo scritto-re Landsdale (Repubblica, 26.05): “Quale addio alle armi – anche stavolta non cam-bierà niente”.