Che fosse un caso particolare, lo si era già capito fin dall’inizio, come pure che Parker e Ted fossero i soggetti presi di mira dal novantenne allettato. Per il resto si continua a brancolare nel buio, nonostante l’ultima scoperta di Jennie. Le indagini proseguono a rilento per mancanza di elementi validi. In sostanza, si aspetta che sia l’uomo a fare le mosse e agire di conseguenza. Finora lui è rimasto sulle sue, traendo forza proprio dalla sua impenetrabilità. Non è facile districarsi in un contesto simile, ma nemmeno scervellarsi più di tanto per capire che è arrivato il momento di mettere in atto la più antica delle strategie: pedinamento e sorveglianza. A quale scopo? In quella casa ci abitano due persone, l’uomo allettato, appunto, ed Emily, la sua assistente, ma non è escluso che i due non ricevano visite o che abbiano dei contatti, non a conoscenza dei due investigatori privati. Senza contare che la donna potrebbe svolgere un ruolo che vada al di là della semplice badante.  Insomma, è tutto da definire, nulla va trascurato, nemmeno il più insignificante dei dettagli. Parker, se ne sta seduto in macchina, parcheggiata di fronte allo stabile in cui abita il novantenne, sicuro che per la sua determinazione prima o poi verrà premiato. Passano ore senza che succeda nulla, poi, ecco che vede uscire dal palazzo Emily. È quello che si aspettava. La donna si guarda intorno, come se volesse rassicurarsi che tutto vada bene, dopodiché s’incammina. Non potrà assentarsi molto dal suo assistito, pensa il detective, scendendo dalla vettura. Inizia il pedinamento. La donna si volta indietro, evidenziando ancora una volta uno stato di particolare attenzione, assolutamente anomalo. Ma verso che cosa, o chi? In fondo, è quello che desiderava Parker, cioè, assistere a un copione diverso, che portasse nuovi stimoli nel proseguimento delle indagini. È troppo presto per cantare vittoria, ma è pur sempre un buon viatico di cui il suo lavoro non può fare a meno. A un tratto, Emily scompare dalla sua vista.