Giorgio Caproni, nel suo sonetto “Maggio”, cattura l’essenza effervescente e rinnovatrice della primavera, dipingendo un ritratto vivido e sensuale del mese più rigoglioso dell’anno. La poesia si apre con l’immagine delle serate che si allungano “al bel tempo di maggio”, un periodo in cui la natura si risveglia in tutta la sua gloria e promessa di nuovo inizio.

Caproni evoca i sensi con la descrizione dell'”odore del fieno” riscaldato dalla luna, un dettaglio che immediatamente trasporta il lettore in una scena bucolica e tranquilla. L’autore utilizza questo ambiente per contrastare la vivacità delle “allegre cantate” e delle “risate dei giovani in amore” che echeggiano da lontane osterie, aggiungendo una dimensione di gioia umana alla pace della natura.

Il poeta esalta Maggio come un “ameno mese”, un tempo che non solo risveglia la terra con “folate calde dall’erba”, ma che anche infonde nei cuori umani una speranza rinnovata. Le “arie briose” di Maggio rinvigorano l’animo, illuminando i volti e scaldando delicatamente gli “occhi” e il “sangue alle giovani spose”. Questa trasformazione non è solo fisica ma anche emotiva e spirituale, suggerendo un legame profondo tra l’ambiente naturale e il suo impatto sugli stati d’animo umani.

Caproni, attraverso il suo stile poetico ricco e immaginifico, riesce a trasformare un semplice sonetto in un’ode alla forza vitale di Maggio, facendone una metafora della capacità umana di rinnovarsi e trovare speranza. “Maggio” diventa così non solo una celebrazione del mese, ma un invito a riflettere sul potere rigenerante della natura e sulle sue implicazioni nella vita quotidiana delle persone.

In conclusione, “Maggio” di Giorgio Caproni è una poesia che affascina e ispira, offrendo ai lettori una visione poetica del risveglio della primavera che riscalda il cuore e rinnova lo spirito, un vero inno alla vita che rinasce ogni anno.

Maggio, di Giorgio Caproni

Al bel tempo di maggio le serate
si fanno lunghe; e all’odore del fieno
che la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume di luna, le allegre cantate
dall’osterie lontane, e le risate
dei giovani in amore, ad un sereno
spazio aprono porte e petto. Ameno
mese di maggio! E come alle folate
calde dall’erba risollevi i prati
ilari di chiarore, alle briose
tue arie, sopra i volti illuminati
a nuovo, una speranza di grandiose
notti più umane scalda i delicati
occhi, ed il sangue, alle giovani spose.

Poesia da: libreriamo.it