Ricorre oggi l’anniversario della prima pubblicazioni di “Moby Dick, or the Whale” di Herman Melville, dopo una prima pubblicazione avvenuta a Londra il mese precedente con alcune importanti censure di parti ritenute oscene o blasfeme e sotto il titolo di “The Whale”.

Il romanzo è oggi considerato un vero e proprio capolavoro della letteratura americana ma non ebbe successo immediato anzi decretò la fine della carriera di scrittore di Melville, dopo due precedenti romanzi che invece ebbero un certo successo. La prima traduzione italiana fu ad opera di Cesare Pavese nel 1932 che però non riuscì a farlo pubblicare se non da una neocostituita casa editrice.

L’ispirazione che portò Melville a realizzare quest’opera ha radici in due avvenimenti: uno legato all’affondamento di una baleniera nel 1820 ad opera di un capodoglio e l’altro è invece relativo all’uccisione di un capodoglio albino chiamato Mocha Dick di grandi dimensioni nel 1830 in un’isola cilena.

La lettura di questo romanzo è appassionante, sebbene non sempre di agevole comprensione. La trama ruota attorno alle vicende della nave Pequod e del suo equipaggio. Il narratore è Ismaele, un giovane newyorkese che vive la ricerca delle balene come una grande avventura. Il capitano della baleniera, Achab, è il protagonista della storia e compie tutti gli sforzi possibili ed immaginabili per uccidere la balena bianca Moby Dick che in passato gli ha divorato una gamba.

Il libro può essere considerato una grande metafora della ricerca del male e del confine tra vita e morte a seconda dell’atteggiamento verso il male stesso. Il capitano Achab e la sua ossessione per la ricerca del leviatano non porteranno che ad una soluzione ed infatti:

[…]Verso di te rotolo, verso di te, balena che tutto distruggi senza riportar vittoria;[…]

Francesco Bianchi https://francescobianchiautore.com