Fra le molteplici interpretazioni di Beppe Fiorello, che vanno da Modugno a Salvo D’Acquisto passando attraverso un indimenticabile Valentino Mazzola e molti altri, quello che andrà in onda in prima serata su RAI 1 mercoledì 29 marzo, è senza dubbio il docufilm di uno dei personaggi attraverso cui l’Italia viene riconosciuta in tutto il mondo. Sto parlando dell’Asso degli Assi dell’Aviazione Italiana: Francesco Baracca.

Definito anche signore dei cieli e pilota gentiluomo per aver stretto la mano al nemico dopo la sua prima vittoria, Baracca abbatté 34 aerei nei 63 voli da lui effettuati, divenendo una leggenda assoluta dell’aviazione militare.

E’ all’apparecchio che miro, non all’uomo”  ripeteva quasi a giustificarsi per le sue numerose vittorie che lo portarono a guadagnarsi medaglie e onorificenze, oltre al comando della novantunesima squadriglia durante la prima guerra mondiale.  

Ma “I cacciatori del cielo”, è questo il titolo del docufilm, non è semplicemente la storia della vita di Francesco Baracca, della solitudine e dei sentimenti umani di questo impavido pilota, ma è un film sul coraggio, sulla determinazione che permette di superare i propri limiti. E’ un film sull’importanza dei valori da cui questi ragazzi, questi temerari, pionieri del volo, erano animati al punto da rischiare la loro stessa vita, spinti da una sorta di rabbia adrenalinica che li faceva andare oltre, vedendo il volo come una sorta di gioco. Piloti ma anche amici,  che guidavano gli aerei militari degli anni delle prima guerra mondiale attraversando le nuvole.  Con questi aerei privi di una cabina chiusa, i piloti sentivano la potenza dei loro motori e l’aria che sferzava i loro volti.

L’aereo di Francesco Baracca, venne abbattuto probabilmente da un cecchino, il 19 giugno del 1918 e il suo elogio funebre venne pronunciato da Gabriele D’Annunzio. Nel 1923, Il Conte Enrico Baracca e la contessa Paolina Biancoli, padre e madre di Francesco, dopo la sua morte strinsero un’amicizia molto profonda con Enzo Ferrari. Non tutti sanno che il simbolo del cavallino della Ferrari, proviene proprio dalla famiglia Baracca. Francesco, che amava i cavalli, aveva utilizzato proprio l’immagine di un cavallo rampante come simbolo della sua squadriglia di volo. Per questa ragione la contessa a chiese  a Ferrari di utilizzarlo per le sue auto da corsa.

A questo simbolo Ferrari aggiungerà solo lo sfondo giallo, colore della città di Modena.

Marco Conti

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