
Il primo bebè piemontese
Noi piemontesi, come è noto, siamo di origine celto-ligure, che significa che agli antichissimi abitatori del Piemonte, i liguri, si mischiarono i celti.
Come sempre accade in questi frangenti, vi furono resistenze da parte dei liguri che non gradivano l’invasione dei propri territori; ma quando il numero degli invasori è grande bisogna, dopo l’iniziale riottosità, far buon viso a cattivo gioco. E così avvenne.
La storia che vado a narrare è quella del ligure Correlio, giovane di modesta statura fisica ma dotato di grande vigoria; egli fin dalla più tenera età conduceva le greggi in montagna e cacciava, sopportando le intemperie con spirito stoico. La sua muscolatura era impressionante, non tanto per il suo volume, quanto per la sua densità, tanto che pareva una statua di granito. Era felice, viveva libero e spensierato, ma aveva un cruccio, che giorno dopo giorno diveniva sempre più grande: gli mancava una donna al suo fianco.
Era stupito da quella immensa transumanza umana di genti celtiche così differenti dai liguri dalla carnagione, capelli e occhi bruni, irsuti e di bassa statura; i celti erano mediamente più alti, avevano una carnagione rosea, i capelli chiari e gli occhi azzurri.
Nel suo girovagare era rimasto colpito da una famiglia celtica composta da padre, madre e tre figli, due maschi e una femmina; quest’ultima faceva palpitare il cuore al nostro Correlio, ella era biondissima e chiarissima di pelle, con le gote lievemente rosate, ed aveva gli occhi color cielo. Come è noto gli opposti si attraggono e questo caso non fece eccezione.
Correlio cercò di farsi amica quella famiglia ed iniziò a far regali, come pelli ed animali del suo gregge; la famiglia gradiva e cercava di ricambiare con la selvaggina che i due figli maschi avevano cacciato.
Un giorno Correlio regalò alla ragazza, che si chiamava Uenna, dell’ambra ed ella ne fece un pendente della sua collana; il fratello maggiore della ragazza Matugeno, forse per proteggere la sorella o per provare il valore di un nuovo componente della famiglia, o per tutte e due le motivazioni, sfidò a duello Correlio.
Il duello consisteva nell’uso di un bastone per ognuno dei due combattenti, non quindi di lame o armi pericolose.
Correlio accettò la sfida, capiva che se avesse rifiutato sarebbe stato considerato indegno e quindi la sua amata lo avrebbe disprezzato.
La disparità fisica era evidente, il ligure arrivava con la sommità della testa appena sopra l’addome del contendente e il peso di quest’ultimo doveva essere quasi il doppio di quello di Correlio.
Matugeno partì all’attacco, fendendo l’aria col bastone e provocando sibili sinistri; il ligure attese calmo l’arrivo del celta e all’ultimo istane si gettò da parte; Matugeno proseguì la sua corsa per l’effetto cinetico di quella massa lanciata in velocità, arrestabile con un certo sforzo. Correlio ridacchiava ed aspettava il nuovo attacco del celta, che non si fece attendere:
Matugeno si lanciò nuovamente verso Correlio, come un toro infuriato, però a velocità inferiore e prevedendo l’eventuale scarto di lato che avrebbe fatto il suo rivale; appena furono vicini Correlio cambiò strategia e si catapultò, con il bastone tenuto in orizzontale, contro le tibie di Matugeno. Il celta fu sbilanciato ed urlò per il dolore, e in quel momento Correlio, che stava sotto l’ avversario, si sollevò velocemente favorendo il capitombolo di Matugeno. Mentre Matugeno era in terra, Correlio assestò una bastonata di media intensità al capo del celta e poi attese paziente che questi si potesse riprendere. Matugeno dondolava dirigendosi verso Correlio che velocemente si portò alle spalle del celta ed assestò due colpi potenti alle sue caviglie. Matugeno cadde a terra, dolorante ed intontito e Correlio ne approfittò per sollevarlo di peso sopra la testa e deporlo dolcemente davanti ai famigliari.
Le nozze si fecero e Correlio venne tenuto in alta considerazione.
Dopo nove mesi dallo sposalizio nacque un bel bimbo celto ligure, che aveva le caratteristiche genetiche dei suoi genitori, ovviamente sfumate: la pelle chiara ma non rosea, gli occhi e i capelli castani e così via. Il nome che fu scelto per lui fu Uerno, nome celtico che piaceva ad entrambi i genitori.