Continuano a chiamarlo gioco, ma sanno benissimo che il confronto è andato a inasprirsi, e ci sarà poco da divertirsi. Qualcuno, forse, avrà da pentirsene per avervi partecipato. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, a suo rischio e pericolo, verrebbe da dire. Questa atmosfera ambigua tiene in apprensione Norah, a tal punto da esortare Parker ad abbandonare il caso.

–  Sì, non sappiamo a cosa andremo incontro, ma fa parte del nostro lavoro – afferma Parker, disteso supino sul letto.

– Il punto è un altro, quest’uomo si è rivelato un imbroglione con evidenti forme di frustrazioni che l’hanno portato a crearsi un mondo parallelo, in cui attingere le proprie soddisfazioni. Questo a denigrare il vostro buon nome. Insomma, è sufficiente non prenderlo sul serio, e tutto finisce qui – replica Norah, distesa a fianco dell’uomo.

– Il tuo discorso non fa una piega, ma ci sono alcuni aspetti che vanno presi in considerazione. L’imbroglione in questione non ci lascerà in pace, puoi starne certa, per lui la partita è ancora aperta, non si rassegnerà facilmente e da parte nostra non c’è la volontà di dargliela vinta; come se non bastasse, ha messo la ciliegina sulla torta. –

– La soffiata. –

– Già. Avremo grattacapi con il fisco, perché lui ha voluto così. Il suo obiettivo e di metterci in cattiva luce, e non mollerà la presa fin quando non ci vedrà distrutti. Come vedi, anche volendo non è facile voltargli le spalle e porre la parola fine alla faccenda. Sarebbe capace di qualsiasi azione, senza preavviso. Meglio prevenire eventuali brutte soprese. –

– Detto così sembrerebbe che non abbiate nessun’altra alternativa – osserva la donna.

– Ed è così, te lo garantisco. La cosa non ci fa piacere, ma siamo costretti a stare al suo gioco, e poi, al momento opportuno, liberarcene. –

– Sei particolarmente convincente – dice Norah, accennando un dolce sorriso.

– Non voglio che ti preoccupi … è pur sempre un gioco – risponde Parker, baciandola sulle labbra.