Novara e il sogno impossibile dell’Architetto

Racconta una leggenda metropolitana che, nelle notti in cui Novara è assediata dalla nebbia, per le vie del centro storico si aggiri l’ombra corrucciata di Alessandro Antonelli. Qualche nottambulo sostiene di aver sentito dei sospiri mentre passeggiava lungo i portici, forse il grande architetto è ancora dispiaciuto per non aver potuto portare a termine il suo sogno urbanistico. Ma chi è Alessandro Antonelli? Uno dei più grandi architetti italiani dell’Ottocento, nato a Ghemme, in provincia di Novara e celebre per il suo capolavoro: la Mole Antonelliana di Torino, che fu definita da Nietzsche “forse l’opera architettonica più geniale mai realizzata“. Ma l’Antonelli rese famosa anche Novara, grazie alla Cupola della basilica di San Gaudenzio, originale sintesi tra stile neoclassico e gotico, che svetta sino al cielo con i suoi 121 metri di altezza ed è riconoscibile a oltre venti chilometri di distanza, faro colossale che emerge dall’azzurro delle risaie allagate. Il cantiere che si occupò della costruzione della Cupola durò oltre quarant’anni, perché il genio visionario del suo artefice volle che fossero utilizzati solo mattoni di provenienza locale (ben 2046 metri cubi) e perché questa è una delle strutture murarie più spettacolari  e più audaci mai concepite. Oggi è possibile, muniti di elmetto e imbragatura e accompagnati da un’apposita guida, salire i 450 gradini che conducono alla guglia e da lì godere di un panorama eccezionale che spazia dal Monte Rosa alla pianura Padana. L’architetto si occupò anche del rifacimento del Duomo, sostituendo all’antica costruzione medievale l’attuale edificio, dal ciclopico portale portato a termine da Costanzo, figlio dell’ Antonelli, e che alcuni ritengono il più imponente d’Europa. Certamente il visitatore rimane stupefatto di fronte alla grandiosità di queste opere, che sembrano rimandare alle sette meraviglie del mondo antico, come la piramide di Cheope e il Colosso di Rodi. Il grande sogno dell’Antonelli era il collegamento, tramite un lunghissimo porticato, del centro storico con la stazione ferroviaria ma proprio non gli riuscì di portarlo a termine. Forse per questo, indifferente ai piaceri della modernità, come l’altrettanto celebre bistrot di Antonino Cannavacciuolo nella vicina piazza Martiri della Libertà, l’ombra del grande architetto vaga per i vicoli, anima inquieta avvolta nelle nebbie notturne, immaginando quanto grandiosa sarebbe stata la realizzazione del suo progetto urbanistico.