La poesia “Settembre a Venezia” di Vincenzo Cardarelli è una sublime celebrazione delle atmosfere uniche e intramontabili di Venezia durante il mese di settembre. Attraverso le parole di Cardarelli, l’immagine della città sull’acqua si dipinge con una bellezza malinconica e un’atmosfera affascinante.

“Settembre a Venezia” di Vincenzo Cardarelli: L’Incanto di una Serata Laguna

La poesia inizia con una descrizione del crepuscolo precoce di settembre che si abbatte su Venezia. L’autore dipinge una scena in cui il sole, nell’atto del suo addio quotidiano, bacia le pietre della città con un’ultima luce dorata. Queste immagini evocative, come “fuochi di paglia” e “effimera bellezza,” catturano la fugacità e la delicatezza del momento.

La luna, cheta, emerge dietro le Procuratìe, aggiungendo un tocco di mistero e tranquillità all’atmosfera già incantata. Le “Luci festive e argentate” che ridono nell’aria fredda e bruna trasmettono una sensazione di festa e gioia in una città che sembra appartenere al passato e al presente allo stesso tempo.

La riflessione dell’autore sul passare del tempo e sulla sua capacità di preservare la bellezza e la gioia di queste serate lagunari è toccante. Cardarelli si chiede se riuscirà a ricordare adeguatamente questi momenti, e si consola con l’idea che la sua immaginazione potrà far rivivere queste luci e questa bellezza in futuro.

La struttura metrica della poesia, con i suoi novenari, endecasillabi e settenari, conferisce un ritmo armonioso e musicale al testo, amplificando l’effetto evocativo delle parole di Cardarelli.

In conclusione, “Settembre a Venezia” di Vincenzo Cardarelli è un’ode alla bellezza fugace e intramontabile di Venezia durante il mese di settembre. Con una maestria poetica, l’autore cattura l’atmosfera unica della città e riflette sul potere dell’immaginazione nell’immortalare tali momenti. Questa poesia è un omaggio alla magia della città sull’acqua e all’arte di catturare l’essenza di un istante in versi indimenticabili.

SETTEMBRE A VENEZIA

Già di settembre imbrunano

a Venezia i crepuscoli precoci

e di gramaglie vestono le pietre.

Dardeggia il sole l’ultimo suo raggio

sugli ori dei mosaici e accende

fuochi di paglia, effimera bellezza.

E cheta, dietro le Procuratìe,

sorge intanto la luna.

Luci festive e argentate ridono,

van discorrendo trepide e lontane

nell’aria fredda e bruna.

Io la guardo ammaliato.

Forse più tardi mi ricorderò

di queste grandi sere

che son leste a venire,

e più belle, più vive le lor luci,

che ora un po’ mi disperano

(sempre da me così fuori e distanti!)

torneranno a brillare

nella mia fantasia.

E sarà vera e calma

felicità la mia.

VINCENZO CARDARELLI, 1942

Questa lirica si trova nella raccolta Vincenzo Cardarelli ‘Poesie’, pubblicata negli Oscar Mondadori 1960. Sono 22 versi; ho contato 3 novenari, 10 endecasillabi, 9 settenari.

Analisi di Elvio Bombonato