Un uomo anziano accampato in una tenda sulle montagne, ai confini dell’Italia. Una giovane gitana in fuga dalla famiglia che le ha combinato un matrimonio con un uomo molto più vecchio di lei: due vite che si incontrano, due destini che saranno determinati da questo incontro tra due mondi in apparenza così lontani. La giovane insegna all’uomo il nome delle erbe, a interpretare il volo del corvo e a vedere gli animali come persone. Lui le insegna il gioco dello Shangai, che è molto più di un gioco, bensì un modo di attraversare l’esistenza. Inseguiti da loschi personaggi, arrivano al mar Adriatico, dove un giorno si separeranno, portando con sé ognuno un pezzo di vita che l’altro gli ha regalato. Nella seconda parte di questo romanzo il lettore scoprirà molto di più sui due protagonisti, in un susseguirsi di colpi di scena che condurranno a un finale ‘delicato’, come delicato è questo bellissimo libro di Erri De Luca.

Come ci anticipa l’autore nella premessa, ai due personaggi non viene attribuito alcun nome. Il nome li identificherebbe nella memoria del lettore, che certamente lo attribuirebbe a qualcuno di conosciuto, ma i nostri protagonisti sono molto più di due singoli individui, sono un simbolo universale di universali moti dell’anima.

Ognuno dei due sta ricercando qualcosa. La ragazza aspira alla libertà, l’uomo, nonostante creda il contrario, desidera ritrovare qualcosa che ha perduto: un amore oltre il desiderio, un amore che è cura, protezione, riconoscenza. Un amore che eleva l’animo verso qualcosa di più alto.

L’uomo è un abilissimo giocatore di Shangai, il suo colpo da maestro consiste nel sollevare il prezioso bastoncino nero senza toccare gli altri, ma dopo aver insegnato il gioco alla ragazza si accorge che per arrivare al bastoncino nero adesso deve toccare anche gli altri. Attraverso questa metafora, De Luca mostra, con levità e delicatezza, una verità importante: restare appartati dagli uomini per non soffrire nelle relazioni non può darci l’appagamento e la pienezza che nascono da un autentico e profondo rapporto con l’altro.

Questo romanzo è piuttosto breve, ma ogni pagina ha una ricchezza di contenuto, intensamente lirico nella prima parte, più meditativo nella seconda, che va assaporata con calma, perché ci regala qualcosa.  Leggendo queste pagine, non si può non pensare al Minotauro di Tammuz, ma la penna di De Luca va oltre la storia d’amore tra un uomo e una donna o di un popolo, per condurre il lettore alle domande più intime dell’esistenza.