Domande e risposte per conoscere il poeta Antonio Spagnuolo

Foto cortesia di Antonio Spagnuolo

– Sei stato affascinato dal linguaggio; per te, sicuramente, le parole significano molto di più di quanto dice il dizionario; ciò che evocano è altrettanto importante, non solo con il loro significato, ma con il loro suono. Cos’è la poesia? Chi è un poeta?

– Il linguaggio è qualcosa che si offre nella elasticità della parola, e la parola singola ha una valenza policromatica di notevole splendore. Molto spesso e da più parti mi viene chiesto cosa sia mai la poesia, perché si scrive poesia, a chi è diretta la poesia, chi è un vero poeta. Confesso che sono quasi sempre imbarazzato perché al momento non so cosa rispondere di preciso e mi arrampico sugli specchi alla ricerca di definizioni accettabili e credibili. Eppure si scrive poesia da millenni e la poesia non è mai morta, ben vegeta verso dopo verso sulla bocca di cantori sempre pronti a declamare un canto. Senza voler scovare vocaboli altisonanti ci basterà iniziare col dire che la poesia è principalmente musica, ritmo che specialmente con l’endecasillabo ritorna nel segno che la penna incide. Ma questa musica vien fuori da quel mistero che tutti noi conserviamo nel nostro sub conscio, nel luogo segreto del pensiero, che avviluppa le nostre circonvoluzioni cerebrali e diviene canto. Il canto si eleva per dire, per esprimere, per comunicare, prendendo le mosse dall’immaginazione e dalle esperienze di un vissuto, riorganizzando sentimenti, e suggerendo variegate polivalenze naturali. La poesia va là dove il pensiero coglie quello che si rivela evidente, in una specie di transizione tra il colloquio e gesto letterario. Si offre in una vertigine che ignora il punto di arrivo nei brividi di una potenza che inebria e coinvolge.

– Approfondendo la tua poesia, qual è la tua ispirazione o motivazione quando scrivi?

– Non mi piace indagare sull’ispirazione, perché sono sempre sicuro che l’incipit di una poesia è una semplice scintilla che scatena nel nostro intimo il profondersi del verso.

– Devi essere abbastanza sicuro di ciò che viene pubblicato e per questo è essenziale non sognare o affrettarsi. È importante scegliere buoni lettori della poesia che si scrive, prima di tutto che conoscano la poesia e abbiano letto poesie sufficienti e diversificate, e in secondo luogo, che siano disposti ad esprimersi con sincerità. Un poeta che non riesce a digerire le critiche avverse è in grande svantaggio. Ci racconti un po’ della tua vita e della tua attività letteraria?

– Sono molto titubante nel rispondere alla domanda “scegliere buoni lettori” perché accade proprio l’inverso ! E’ il lettore che sceglie l’autore da leggere. Ed oggi buoni lettori sono veramente una rarità vuoi per il diffondersi dei famosi telefonini che uccidono il colloquio, vuoi per la carente cultura dei giovani. – Raccontare la mia vita non è semplice perché io continuo a sostenere di aver avuto due vite parallele. Quella del medico impegnato 24 ore su 24 per oltre 50 anni di professione, nella sospensione carismatica dell’ascolto, e la vita di poeta che ha segnato profondamente tutto l’arco della mia ormai lunga esistenza. Sin da bambino sono stato affascinato dall’endecasillabo, e leggevo con avidità il Corriere dei piccoli con le sue vignette ricche di versi sempre con endecasillabi.

– La Poesia: da dove viene? Dove sta andando? A cosa serve la poesia?Perché si scrive poesia?

– L’assoluto nella sua interezza, nella sua intima coerenza, nella sua unità con il mondo giunge a circoscrivere l’esistenza umana nello spazio di un’apparizione, di una emersione momentanea dello spirito, simile alla vita delle foglie che improvvisamente si staccano dal ramo.

Il poeta segue questa strada accidentata perché l’intero percorso del passato alberga nel suo animo ed egli si piega a meditare per esprimersi alla ricerca di un’indagine alla forma di un appello che richiede ascolto. La fine del pensiero logico si richiama a qualcosa che trapassa registrando le mancanze innominate, incolori, informi, per redigere il segnale di un aperto indefinito, proteso verso un orizzonte policromatico.

Si scrive ancora poesia perché il processo di trasformazione generazionale va compiuto con la consapevolezza che siamo convolti sempre in un processo che fermenta, nel principio di uno sconvolgimento che non trova mai una conclusione attraverso i decenni e diviene tensione, tono, lacerazione, nel movimento appena accennato della danza.

Si scrive poesia perché una pagina riempita di un sentimento conferisce più colore alla giornata rispetto ad una pagina bianca, perché dire chi siamo, cosa vogliamo, è un atto rivoluzionario; perché non ci si può presentare agli altri sotto mentite spoglie in eterno. Bisogna riuscire a esporsi, a mettersi a nudo, a mostrare un pezzo di pelle affinché si possa essere riconosciuti e cercati. Si scrive poesia per catturare probabili sintonie, perché condividere umori e sentimenti significa partecipare al mondo dell’altro, e l’altro si rispecchia nel verso ascoltato. Al pari di uno strumento che abbia corde sufficienti per proporre melodie.

– Pensi che il poeta “evolve” nella sua scrittura? Come è cambiato il tuo linguaggio poetico negli anni?

– Un buon poeta deve assolutamente inseguire la perfezione e per questo attraverso gli anni ha una maturazione della sua scrittura. Io ho attraversato un tragitto ricchissimo, e dai primi passi intrisi della poesia classica, con l’ammirazione di poeti come Gabriele D’Annunzio e Giacomo Leopardi, ho immerso la mia esperienza nell’ermetismo e nella sperimentazione viva negli anni 60 – 80 dello scorso secolo. Ora la mia poesia credo che sia piana e leggibilissima, facile da comprendere e da assorbire, molto attenta al ritmo ed alla musicalità del verso.

– Il tuo ultimo libro: “Riflessi e velature“ , pubblicato quest’anno. Cosa possiamo aspettarci da lui? Come e perché è nata questa raccolta di poesie?

– Il mio ultimo volume di poesie ha una delicata storia sociale. Agli inizi dell’anno fui invitato da una giovanissima casa editrice “La valle del tempo” a pubblicare le ultime mie cose. Accettai, e non solo hanno pubblicato immediatamente la silloge, ma mi hanno offerto la direzione della collana “Frontiere della poesia contemporanea”. La critica è stata benevola e ho ricevuto il plauso in tutta Italia.

– Distinzioni tra poeti. Quali sono state le tue prime letture poetiche e quali autori ti hanno influenzato? Quali sono i tuoi modelli poetici? Potresti indicare un poeta degno della tua considerazione?

– Ho già detto prima che le mie prime letture sono state arricchite dalle poesie di Gabriele D’Annunzio e di Giacomo Leopardi. Ma non posso dirti con precisione quale autore sia stato modello per la mia scrittura. Ho letto centinaia e centinaia di poesie ed ho digerito centinaia di volumi per cui il mio bagaglio è alquanto ricco e ogni verso mi rende sempre più ricco. Per tale ragione non scelgo un poeta solo da tenere in considerazione, ma molti autori da Quasimodo a Ungaretti, da Giovanni Raboni a Moravia, da Fortini a Scotellaro e così via.

– Unicità / molteplicità lirica. Ci sono molte poesie o solo una?

– Secondo me esiste una sola eterna “poesia”, la quale si esprime in modalità diverse, ma sempre dentro i canoni del ritmo, della sillabazione, della musicalità

– Intimità / trascendenza: da quale punto di vista dovrebbe essere affrontata la poesia?

– Difficile la risposta, perché è sottinteso che nella composizione poetica si manifesti come magma imprescindibile l’intimità, e nello stesso tempo la trascendenza, il sospeso, il sociale vengono ad affacciarsi nel pensiero e nella espressione di un autore.

– Come scrivi. Forma, estetica o messaggio? Le poesie nascono da un momento, da un’influenza emotiva o sono, al contrario, il risultato di meditazione, misurazione, studio?

– Tutto quello che hai detto è valido ed è possibile sottolinearlo. Le poesie nascono da un momento emotivo, da una illuminazione estemporanea, da un fulmine che si immerge nelle nostre circonvoluzioni cerebrali e accende quella scintilla che diventa verso. Una volta messo su carta il “segnale” subentra un momento di attenzione particolare, per la necessità di soppesare culturalmente quello che hai scritto.

– Qual è il ruolo della metafora nella poesia?

– La metafora è parte integrante della poesia, è un momento di particolare attenzione che si adatta al pensiero dominante e cerca di suggerire varie illuminazioni, quasi da bacchetta policromatica.

– Cosa ne pensi dei nuovi modi di divulgazione dell’arte e della cultura poetica e letteraria, sia su pagine Internet, forum di cyber-letterari, riviste virtuali, blog, ecc.?

– Variegata anche qui una risposta. Ritornando alla metafora ho visto che moltissimi pseudopoeti oggi giocano con la metafora estrema, proponendo una groviglio di frasi intercambiabili che alla fine non valgono un acca. Molto difficile la valutazione di tutto quello che viene immesso nella “rete”. Ci sono blog validissimi che propongo grazie a Dio testi ottimi, ma contemporaneamente si incontrano in Internet delle insulse composizioni che vorrebbero essere poesie. Purtroppo qui casca l’asino! Spesso queste poesiole ricevono decine e decine “mi piace”, illudendo l’autore che si eleva a “vate”.

– La fede, la speranza e la carità nel percorso personale e spirituale.

– Io sono un cristiano dai mille dubbi. Non chiedermi di più. Credo si aver vissuto nella semplicità e nella corretta impostazione morale, ma ho mille tentennamenti nel credere nel post mortem-

– Ai giovani poeti e scrittori che si accingono a scrivere quale consiglio ti sentiresti di dare loro?

– Molto semplice. Prima di dichiararvi poeti leggete con amore quanto è stato scritto in precedenza dagli autori storicizzati. Non cadete nel vacuo tentativo di sentirvi novelli “sperimentatori” semplicemente rinnovando le gesta di precedenti realizzati.

– Cosa ritieni sia stato determinante per riuscire a raggiungere gli obiettivi e i risultati attuali?

– Parli dei miei risultati? Credo che la mia modestia, il mio rigore intellettuale, la mia preparazione classica, la mia dedizione all’ascolto , siano stati determinanti nella valutazione complessiva del mio operato poetico.

– Il messaggio che intendi trasmettere con le tue poesie è il medesimo che viene recepito o hai avuto modo di riscontrare differenze? Se sì, dovute a cosa?

– Non sono del parere che io debba per forza trasmettere un messaggio. La poesia, dal punto di vista tecnico, è semplicemente un genere letterario in versi, caratterizzato da un piano denotativo e da uno connotativo, ma dal punto di vista emotivo nessuno riesce a dare una risposta concreta, universale e valida per tutti. Essa è poesia perché suscita o vorrebbe suscitare diverse emozioni che variano da persona a persona. L’uomo non ha mai cercato di “inventare” una poesia, poichè essa nasce dal proprio animo, e tutti noi avvertiamo la necessità di esprimere i nostri sentimenti. Fortunatamente tutta la mia poesia è ed è stata recepita dai lettori, e quasi sempre è riuscita a evidenziare emozioni ed a riattivare sentimenti.

Antonio Spagnuolo

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