Dopo Aosta, Parma, Trapani e tante altre città di provincia italiane diventate famose grazie ai commissari, ispettori, vicequestori protagonisti di piacevoli gialli e noir nostrani, anche Alessandria può annoverare nel panorama letterario italiano il suo commissario: Luigi Badalotti. Il terzo romanzo di Bruno Volpi, Il tesoro della baronessa, ha definitivamente consacrato l’autore alessandrino, già menzionato da Luca Crovi nella Storia del giallo italiano.

Quest’ultimo libro è ambientato in un mondo particolare: in mezzo ai senza fissa dimora che popolano Alessandria, in una vicenda che prende l’avvio da un’eredità giunta inaspettata a una di loro: Antonietta Fusco, ex-attrice di effimero successo poi discesa nella scala sociale, ma senza mai perdere la propria generosità e nobiltà d’animo. Bruno Volpi conduce con delicatezza e profonda umanità il lettore in questo mondo, che descrive con occhio realistico ma impregnato della pietas dello scrittore. Tra queste anime smarrite si muovono il nostro commissario, Luigi Badalotti, pur scosso dalla perdita della madre, e tutta la sua squadra: il buon Ruggero Nobiltà, l’acuto Fulvio Bonino, lo sciupafemmine Mario Gianetti e la new entry Barbara Rossi, una poliziotta con una storia di sofferenza alle spalle, che l’ha resa particolarmente attenta alle sorti dei più deboli. Insieme a loro, Badalotti investiga in un’Alessandria che si prepara al Natale, tra gioie fittizie e autentica bontà.

Volpi ha saputo delineare un piccolo mondo di provincia rendendolo quanto mai vivo e vicino al lettore, che non può non partecipare, con passione, alle vicende dei personaggi, diventati dopo poche pagine ormai familiari. Quello che davvero lo consacra tra i giallisti italiani è l’umanità e l’autenticità della sua penna, che sfida con coraggio le tentazioni commerciali per tratteggiare un commissario “normale”, che svolge con onestà e dedizione il proprio lavoro, accettando, pur con sofferenza, la solitudine che ne consegue e mantenendo sempre vivi, dietro una burbera riservatezza, il calore umano e la compassione.

Il tesoro della baronessa è da leggere come una storia, tragica ma molto bella, che ci accompagna durante questi giorni preparatori del Natale, facendoci riflettere, sorridere, commuovere e sperare.

E in tempi bui come questi non si può che ringraziare Bruno Volpi per questo suo “dono” natalizio.