“Il gelsomino notturno” di Giovanni Pascoli è una poesia che cattura la bellezza e la malinconia della notte, intrecciando magistralmente sensazioni e ricordi attraverso l’immagine dei fiori notturni e dei loro effimeri profumi.

Giovanni Pascoli Wikipedia

Pascoli dipinge un quadro suggestivo della notte, un momento in cui la mente si rivolge ai ricordi e ai cari che non ci sono più. La poetica visione dei fiori notturni che sbocciano tra i viburni diventa il veicolo attraverso cui il poeta evoca il passato, mentre le farfalle crepuscolari simboleggiano la fugacità della vita e dei suoi momenti più preziosi.

Nel silenzio della notte, la solitudine della casa diventa palpabile, mentre i nidi sotto le ali delle farfalle richiamano l’immagine degli occhi chiusi sotto le ciglia. Pascoli crea un’atmosfera intensamente intima, utilizzando immagini di fragole rosse, luci che si accendono e si spengono, e il sussurro dell’ape tardiva che trova le celle già chiuse.

Attraverso la descrizione poetica degli elementi naturali e delle attività della campagna, il poeta trasmette un senso di malinconia e di trasformazione, riflettendo sul passare del tempo e sulla bellezza fugace delle esperienze umane.

La poesia giunge al culmine con l’alba, quando i petali dei fiori notturni si chiudono e si nasconde una felicità segreta e indefinita. Questo momento di transizione rappresenta una sorta di rinnovamento, un misterioso presagio di felicità nascente.

“Il gelsomino notturno” di Pascoli cattura con maestria la fragilità della memoria e l’effimero splendore dei momenti vissuti, offrendo al lettore un’esperienza poetica coinvolgente e profondamente riflessiva sulla natura mutevole della vita umana.

ps. (Questa recensione rappresenta una lettura soggettiva della poesia e potrebbe variare in base alle interpretazioni individuali.)

Il gelsomino notturno, di Giovanni Pascoli
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.

Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.

Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…

è l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.

Poesia tratta da: libreriamo.it