«Scunucchiàri p’a Mmaculàta», un modo di dire non proprio elegantissimo, riferito all’Immacolata Concezione e a quella profonda devozione che si esprime nella sofferta preghiera: “Ohimè dolente!, misera e infelice”. In Sicilia è un modo di dire sarcastico ma arguto per scolpire la dolentissima espressione, col sospetto che dietro simili esagerate ‘rappresentazioni estetiche’ si nasconda un mix di bigotteria e maliziosa ipocrisia.

L’8 dicembre è la ricorrenza dell’Immacolata Concezione, la Beata Vergine Maria senza macchia e senza peccato, fonte di consolazione e speranza per l’umanità. Si festeggia Maria, nata senza peccato, la creatura più vicina agli esseri umani e a Dio. In Sicilia è molto sentito il culto di “Maria piena di grazia e benedetta tra le donne”, molto stretto è il legame. Durante la peste del 1624, che fece migliaia di vittime, l’intercessione dell’Immacolata e di Santa Rosalia salvò la città di Palermo.

Un modo di dire non proprio elegantissimo

Ma c’è un modo di dire non proprio elegantissimo che fa riferimento all’Immacolata e a quella profonda devozione che si esprime con una preghiera sofferta e dolente nell’espressione di donne e oranti (in particolare), che sembrano davvero piegarsi dolorosamente e con strazio ai piedi della Vergine Maria, fonte di consolazione e speranza.

E nei confronti di coloro che platealmente appaiono (o si mostrano) formato «ohimè dolente, misera e infelice», in Sicilia c’è un modo di dire ‘crudelissimo’, sarcastico ma arguto. Un modo di dire lavorato al cesello per scolpire, descrivere o cantare la «dolentissima espressione».

E può nascere il sospetto che dietro simili esagerate ‘rappresentazioni’, vi sia studiata «ostentazione». Una religiosità solo esteriore, non riscontrabile nei fatti. Un mix artefatto e completo di bigotteria, maliziosa ipocrisia, bacchettoneria.

«Scunucchiàri p’a Mmaculàta»

«Scunucchiàri p’a Mmaculàta» (sconocchiare per l’Immacolata): letteralmente uscire di conocchia, il pennecchio avvolto alla rocca per filare. «Chidda pari chi scunocchia p’a Mmaculàta!»: quella là sembra che sconocchi per l’Immacolata. In effetti «sconocchiato» è chi è allo stremo delle forze, stremato al punto da traballare, al limite del sostentamento. Sconocchiato, debole da fare slegare le membra, al limite dello svenimento. 

Scunucchiàti (sconocchiati) sono la sedia o il tavolo traballanti, che rischiano di crollare sotto il proprio peso. 

Perciò «occhio a quello bigotto ché diviene capo se non fa fagotto».

Mimmo Mòllica

Illustrazione di Waldryano