La promessa di Friedrich Dürrenmatt: davvero è la fine del romanzo poliziesco?

La promessa è tra le opere più celebri dello scrittore elvetico Friedrich Dürrenmatt, famosa anche perché portata sullo schermo, tra gli altri, da Sean Penn, con protagonista Jack Nicholson.

La trama è lineare: il più brillante commissario di Zurigo, Matthäi, uomo solitario e introverso dall’intuito geniale, promette ai genitori della piccola Gritli Moser, uccisa a colpi di rasoio come altre bambine, di trovare il suo assassino. Si metterà così sulle tracce di un maniaco spietato, che adesca bambini facendosi descrivere come un gigante “pieno di porcospini”. Con determinazione, Matthäi, esaminando i più piccoli e irrilevanti indizi, e mettendosi in gioco in prima persona, preparerà una perfetta trappola per il colpevole, ma non riuscirà a punirlo e a ristabilire la giustizia.

Dürrenmatt ha posto come sottotitolo di questo romanzo ‘Requiem per il romanzo poliziesco’, per sottolineare che giustizia non sarà fatta e che la pretesa degli scrittori di gialli di usare il genere per evidenziare che alla fine la giustizia e la legge trionferanno sempre è una pretesa assurda: la vita, sostiene Dürrenmatt, non è regolata da leggi razionali, ma è dominata dal caso, il famigerato Zufall, quindi non si possono collegare cause ed effetti per giungere a un finale consequenziale, come avviene nei gialli di Conan Doyle e Agatha Christie.

Bisogna pensare che nel 1958, quando lo scrittore elvetico ha scritto questo romanzo, il genere del giallo era all’apice del suo splendore e Agatha Christie era la scrittrice inglese più venduta e più celebre nel mondo. Si può cogliere l’affermazione che il romanzo poliziesco è un imbroglio, fatta dal dottor H. (colui che racconta la vicenda), come una provocazione. Certo, nella realtà, la soluzione dei delitti non è talvolta cosi lineare e rassicurante come appare nei romanzi polizieschi, ma La promessa è un romanzo ‘filosofico’ più che un giallo, un’opera straordinaria in cui Dürrenmatt descrive la mentalità di un popolo nel quale convivono uno spirito moderno, caratterizzato dalla razionalità e dalla precisione, e un’anima nascosta, bigotta, cinica e classista.

I romanzi gialli, al contrario, nascono alla fine dell’Ottocento, in età ancora positivista, intrisa di fiducia nella scienza e nella ragione umana, come una sfida al lettore per risolvere un enigma il più possibile intricato.

Dunque, gli amanti di Sherlock Holmes e di Hercule Poirot avranno molto da riflettere (e da obiettare) leggendo questo romanzo, ma certamente lo troveranno una lettura imprescindibile.

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