C’è l’errata convinzione, tra l’altro molto diffusa, che le differenze individuali d’intelligenza determinino il successo nella vita. Io ho molti dubbi a riguardo. C’è anche l’errata convinzione,  tra l’altro molto diffusa, che si possano misurare le differenze d’intelligenza e le capacità intellettive con i test del Q.i.

Io nutro molti dubbi a riguardo. I test d’intelligenza non sono una scienza esatta. Nessuna scienza è esatta, tantomeno la psicologia. I test del Q.i hanno diversi limiti intrinseci e metodologici. Il Q.i è una misura indiretta soggettiva e tra stimolo e risposta ci possono essere delle variabili intervenienti che abbassano il rendimento dei test in alcune persone (ansia, originalità, depressione, distrazione, etc etc). Considero il Q.i una misura grossolana del pensiero convergente. Tra l’altro ci sono persone neurodivergenti o autistiche che hanno grandi abilità mentali e uno scarso rendimento ai test del Q.i.

Mi fanno ridere le persone che si considerano geniali o molto intelligenti. Ce ne sono tanti di presunti geni. Alcuni si considerano molto intelligenti perché ingegneri. In realtà per laurearsi in ingegneria ci vuole un’attitudine matematica un poco superiore alla media (un punteggio di circa 125 punti), ma gli ingegneri possono avere delle capacità verbali nella media. Di solito i più diventano ingegneri perché frequentano sempre le lezioni e perché studiano molte ore al giorno. Più che le differenze individuali è l’impegno profuso a fare per l’appunto la differenza. Statisticamente parlando sappiamo che le persone molto intelligenti sono pochissime. Sono pochissimi che hanno un Q.i di 175-180 punti. In fatto di memoria sono pochissimi che sono degli eidetici, come si diceva un tempo, cioè coloro che hanno una memoria fotografica. Personalmente ritengo che le differenze infividuali siano minime e che alcuni cerchino di enfatizzare a riguardo. Hanno fatto il Q.i ai premi Nobel di tutte le discipline. Ci si aspetterebbe che avessero un Q.i medio eccezionale questi geni della cultura e della scienza. Sono state fatte due ricerche: il Q.i medio era di 140-145 punti e non di 175-180 punti, come ci si aspettava. Allora le cose sono due: o i test d’intelligenza sono poco attendibili oppure le differenze d’intelligenza contano poco nella vita e conta di più l’impegno. Richard Feynman, premio Nobel per la fisica, aveva un Q.i di soli 124 punti. Watson, che assieme a Crick, scoprì la struttura a doppia elica del DNA, aveva solo un Q.i di 115 punti. Warhol, il genio della Pop art, aveva un Q.i di soli 86 punti; Salinger di soli 104; Cassius Clay, che era non solo un pugile ma anche un leader dei diritti civili, di soli 73 punti. È convinzione molto diffusa qui in Italia che sia intelligente chi va bene a scuola. Ma questo presuppone che l’istruzione italiana sia efficiente e valida, così come i programmi ministeriali, gli insegnanti, le loro valutazioni sugli allievi. Nutro molti dubbi a riguardo. E poi è meglio un individuo che ha 8 a filosofia, imparando quindici pagine di Popper o di Kant, e che una volta diplomato non tocca più un libro di filosofia, o uno studente svogliato che, una volta uscito dal liceo, si legge tutte le opere di Kant e di Popper? Ancora una volta, sia per il risultato scolastico che per l’acculturazione successiva, conta l’impegno. Qualcuno pensa che chi fa i soldi sia molto più intelligente degli altri. Ma molto spesso c’è anche il ruolo della fortuna (anche se non dipende tutto dalla fortuna naturalmente) e dall’impegno. Ci sono imprenditori che lavorano 16 ore al giorno ed è soprattutto questo il segreto del loro successo, anche se è chiaro che devono essere persone valide e in gamba. Ancora una volta conta molto l’impegno!