LA VOCE
DI MAI VAN PHAN
All’alba ho immaginato
il suono di una voce.
Ignoravo da quale luogo giungesse,
quale mistero attraversasse
o dove fosse diretta.
Il ruscello era un torrente di specchi.
Le api visitano i fiori,
abbracciano gli stami
di una corolla amorosa.
Le labbra sono miele e ambrosia per l’inverno
e gambe per correre sull’erba.
La lingua sfiora
il sapore salato della pelle
ed è fuoco che arde
nel fienile della notte.
In questo amplesso di visioni
la voce rinasce
per contraddire e affermare
la forma delle cose
attraversate dalla lama del tempo
dove ho vissuto e ascoltato.
Durante il cammino mi smarrisco
e rinasco parola di sogni antichi.
La sabbia delle ere
si ciba di dolori e di sepolcri.
Mi spaventa il silenzio
della ferita lacerata dai miei denti.
Mi ricorda la fame e la guerra.
Quando mi giro e fuggo
lascio solo orme
che non hanno né colore né suono.
Traduzione di Maria Teresa Liuzzo