“meschino e senza cuore” pensai voltandogli le spalle.

“sono solo sincero” mi parve di sentirgli dire” sai bene che non sono capace di inganno”

“ma non ti soffermi mai a pensare un poco, prima di emettere il tuo verdetto?” ribattei trattenendo un lamento che pareva montarmi dal cuore

“io rifletto sempre” precisò “non temere: non potrei fare altrimenti.”

“un po’ di savoir faire ti renderebbe meno drastico… forse non guasterebbe camuffare questi segni che non ricordavo così marcati”

“era perché non volevi vederli”

“sì, forse ne avevo paura; non mi sembra di essere più io”

“non puoi aver paura di ciò che sei, non puoi rinnegare il passato mappato sul tuo volto” concluse lo specchio

ritornai davanti alla specchiera che mi rifletteva esattamente com’ero, senza regalarmi pietosi ritocchi e mi osservai con attenzione. mi ricordai di quando, da piccola, coloravo i fioretti, ognuno dei quali aveva un significato particolare, frutto di una buona azione o di una rinuncia.
ora i miei “fioretti” li ho tutti raccontati sul viso: le gioie e i dolori, le nascite e le morti, e sto imparando ad amarli, questi segni, perché rappresentano ciò che ha fatto di me quella che sono.

(L.Z.)

immagine: Henri de Toulouse-Lautrec – 1897 –  Femme nue devant sa glace