IL CASTELLO DI CRISTALLO

C’era una volta, sulla cima di un dirupo altissimo, proprio a picco sul mare, uno splendido castello interamente di cristallo. Il castello era una vera fortezza inespugnabile costruito in un posto inaccessibile. Per arrivare fin lassù bisognava inerpicarsi su per una mulattiera, stretta e tortuosa, irta di pericoli e di intoppi, col rischio di precipitare in mare o sulle rocce sottostanti. Era stato progettato, in modo tale, da riuscire ad avere sotto controllo tutto il territorio circostante, senza essere visti. Il castello apparteneva ad una fanciulla di nome Griselda. La fanciulla era figlia di un mago potentissimo, odiato a vista dalle terribili streghe del Bosco delle Querce Marine. Il mago, aveva pensato di costruirsi quella fortezza proprio per difendersi dalle loro continue aggressioni. Lo splendido maniero nascondeva mille insidie e trabocchetti; sarebbe stato difficile per chiunque introdurvisi, se non lo si conosceva più che bene. 

Un giorno il mago era sparito misteriosamente lasciando in eredità alla figlia, lo splendido castello, due fedeli servitori e un libro molto prezioso, nel quale aveva raccolto le formule segrete di tutte le sue magie. Griselda, prima di andare a vivere nel castello, voleva imparare a memoria tutte le formule magiche del padre, per poter un giorno seguire le sue orme. In breve era diventata così brava da superare in abilità persino il padre. Si sentiva ormai pronta per andare a vivere da sola in quel castello misterioso; quello era certamente il posto più sicuro per lavorare indisturbata, e mettere in pratica quello che aveva imparato. Sapeva, inoltre, di poter contare sulla presenza dei due fedeli servitori che, per volere del padre, erano rimasti a fare da custodi. Griselda conosceva molti segreti di quel castello, in quanto, da piccola, vi aveva trascorso diversi anni col padre. Sapeva dove nascondersi in caso di pericolo e dove trovare le armi per difendersi. Conosceva a memoria la stanza dei bottoni, dove il padre si rifugiava per i suoi travestimenti. C’erano mille altri posti segreti; così tanti, che neppure lei avrebbe potuto conoscerli tutti. Nel libro del padre però ogni cosa era spiegata alla perfezione. C’erano le mappe di tutte le stanze con i punti strategici dove erano piazzati i trabocchetti; per ogni punto, c’era un riferimento scritto in codice. Griselda si sentiva più che sicura, e non vedeva l’ora di andare ad abitare nella sua nuova residenza. Certo non poteva immaginare cosa le stesse aspettando; in sua assenza, il castello era diventato la dimora di Lucignola, la strega più terribile di tutte le terribili streghe delle querce marine, acerrima nemica del grande mago, suo padre. Lucignola viveva di giorno sotto le sembianze di un grosso rapace, col becco d’aquila e lunghi artigli, girovagava nelle valli seminando terrore e morte. Griselda, ignara di tutto, appena arrivata al castello, aveva iniziato ad ispezionare ogni angolo, come faceva da bambina. Sembrava tutto in ordine, anche se, stranamente, non aveva ancora visto i servi venire ad accoglierla. Forse era il loro giorno libero, poi però, aveva notato, nell’ampio salone d’ingresso, il lungo tavolo apparecchiato in piena regola, con un prezioso candelabro al centro. Sicuramente le stavano preparando una grande festa di benvenuto con molti invitati e volevano farle una sorpresa. Ai lati della scalinata, che saliva ai piani superiori, c’erano due grossi cigni bianchi, imbalsamati, alti quasi quanto una persona. A Griselda non piacquero molto, avevano un non so che di misterioso; non ricordava di averli mai visti, e neppure che il padre gliene avesse mai parlato. Essendo molto stanca, però, non ci pensò più di tanto, salì al piano di sopra e prese possesso della sua camera; la stessa che usava da bambina. Le piaceva, perché aveva un’ampia vetrata con la vista interamente sul mare. In quella fortezza si sentiva tranquilla, non le sarebbe potuto succedere proprio nulla. Posò il libro con le formule magiche, sopra il leggio accanto al letto, e si addormentò profondamente. Fu svegliata, nel cuore della notte, da strani rumori che provenivano dall’esterno, come un forte battito d’ali. Si mise a sedere sul letto e vide, attraverso la vetrata, uno stormo di enormi uccelli neri volteggiare minacciosi attorno al castello. Corse alle finestre per assicurarsi che fossero chiuse, voleva scendere al piano di sotto per un ulteriore controllo, ma, mentre si trovava ancora sul ballatoio, intravide una luce fioca provenire dal salone. Scese in punta di piedi i primi quattro scalini e si nascose dietro la balaustra. Di sicuro, i suoi fedeli servitori, le stavano preparando la festa; non voleva rovinare loro la sorpresa. La scena che le si presentò davanti, le fece balzare il cuore in gola, non poteva credere ai propri occhi… Attorno alla tavola, riccamente imbandita, erano seduti numerosi commensali; non vedeva i loro volti perché un fitto velo nero li copriva interamente.  A capotavola stava seduta una donna con i capelli corvini e la schiena stranamente ricurva.  Griselda la vedeva solo di spalle, ma l’aspetto non era di certo rassicurante. I commensali mangiavano avidamente, senza mai alzare il capo e senza usare né mani né posate. C’era uno silenzio glaciale, rotto solo da uno strano ticchettio sui piatti. Ad un tratto, la donna con i capelli corvini, batté due volte le mani; i commensali si alzarono di scatto. Il velo che li ricopriva scivolò sul tavolo e, . . .Griselda vide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere. Da sotto quei veli uscirono prima degli enormi becchi d’aquila, poi delle grandi ali ed infine due lunghissime zampe con poderosi artigli: era terrificante! Gli strani uccelli si alzarono in volo, uscirono starnazzando fuori dalla vetrata e iniziarono a volteggiare di nuovo attorno al castello. La donna batté di nuovo le mani e, immediatamente, altri uccelli entrarono, si coprirono col velo nero e si ripeté lo stesso rito di prima. Andò avanti così fino all’alba. Quando la luce del giorno iniziò a filtrare attraverso le pareti di cristallo, la donna dai capelli corvini si alzò, si girò di scatto e Griselda la vide, in tutta la sua bruttezza; non poteva sbagliarsi, era Lucignola! Si sentì persa, fece per fuggire, ma qualcosa le impediva di muoversi. Si guardò i piedi e si accorse che le erano spuntati gli artigli, in men che non si dica si vide trasformata in un grosso uccello nero.  Lucignola era lì, davanti a lei, e la guardava con aria di trionfo 

— Finalmente adesso potrai goderti in pieno il tuo castello! — le disse sghignazzando.

— Ora fai parte anche tu dei miei numerosi sudditi. — poi continuò, allargando le braccia che si stavano ricoprendo di un folto piumaggio — Il mio esercito è al completo! Diventerò la Strega Regina di tutte le Streghe Regine del Mondo! — la risata divenne ancora più lugubre — E non tentare di scappare, o ti ritroverai come loro; i tuoi amati servi. — e le indicò i due grandi cigni imbalsamati. 

La sua risata si spense in un rantolio quasi gutturale, mentre il corpo assumeva le sembianze di un avvoltoio, e volava fuori dalle vetrate sparendo all’orizzonte. Griselda si ritrovò a svolazzare attorno alla torre più alta del suo castello, in compagnia di decine di uccelli, vittime come lei della perfida strega. Era disperata, doveva a tutti i costi riuscire a nascondere il libro delle formule magiche, se Lucignola l’avesse trovato, sarebbe stata veramente la fine. Iniziò a picchiettare forte, col becco, contro la vetrata della sua camera, aiutata dagli altri uccelli, che avevano capito di poter contare solo su Griselda. Finalmente la finestra si aprì; Griselda riuscì ad entrare e a prendere il libro. Doveva far presto, se la strega fosse ritornata l’avrebbe mummificata all’istante. Si ricordò, improvvisamente, della scala segreta, quella che partiva da dietro il camino, nella grande sala, ed arrivava giù fino al mare. La usava il padre quando, per qualche pericolo, non poteva scendere la mulattiera. Aiutata dai suoi compagni di sventura a portare il librone, si diresse al grande camino; azionò il bottone segreto che fece girare la parete e scivolò giù, attraverso quella lunghissima scala. Gli altri uccelli, intanto, facevano da guardia; appena la strega fosse apparsa all’orizzonte, avrebbero dato l’allarme.  Arrivati in fondo alla scalinata, si trovarono all’interno di una grotta che si apriva sul mare. Entrava molta luce e Griselda iniziò a sfogliare febbrilmente il libro. Doveva trovare assolutamente una formula per sciogliere quel terribile incantesimo! Il libro era molto voluminoso, sicuramente avrebbe impiegato diversi giorni per consultarlo tutto. Ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione; su una della prime pagine, era raffigurato il libro appoggiato sul leggio e, subito sotto alla figura, una strana dicitura: “Fuoco che brucia non brucia, acqua che spegne non spegne”. Chissà cosa significava, ma non fece in tempo a riflettere che gli uccelli iniziarono a starnazzare; la strega stava rientrando. Nascose velocemente il libro dentro una fessura della roccia e volò fuori; appena in tempo.  La sera, il rito del pasto si ripeté, questa volta, però, Lucignola annunciò che l’indomani ci sarebbe stato il Grande Consiglio delle Streghe e il raduno si sarebbe svolto proprio al castello. Non doveva mancare nessuno, perché, durante quella riunione, lei sarebbe stata eletta Regina. La notizia fece raggelare tutti gli uccelli; questa volta era veramente la fine.  Prima dell’alba, la strega si trasformò di nuovo in uccello e volò via più veloce del solito.  Griselda, senza perdere tempo, scese di nuovo alla grotta per consultare il libro ma, invece del libro, trovò Lucignola in persona che, tenendo il volume stretto al petto, la guardava sogghignando. 

— Mi credevi così ingenua? — tuonò facendo tremare le pareti della grotta 

— Questa è veramente la fine, per te e per tutta la tua stirpe. Questa notte le streghe delle Querce Marine sapranno che io sono la più potente, e che nessuno potrà mai distruggermi!

E tenendo il libro alzato in segno di vittoria, uscì dalla grotta perdendosi all’orizzonte.

A mezzanotte in punto, si sentì un frusciare d’ali come non si era mai sentito prima. Nel castello entrarono gli uccelli, schiavi di Lucignola, e si disposero in cerchio lungo le pareti della sala.  In bella mostra, proprio al centro della tavola, illuminato dal prezioso candelabro, stava il libro di Griselda, appoggiato ad un leggio di legno dorato. Sedute tutt’intorno, le terribili streghe delle querce marine, rose dall’invidia, fingevano ammirazione e commentavano fra loro quella sensazionale scoperta.  Griselda si sentiva morire dentro, e si sforzava di ricordare almeno una di quelle formule magiche, ma più cercava di ricordare, più la sua mente sembrava svuotarsi. Ad un tratto, sul cornicione della vetrata più alta della grande sala, apparve uno splendido falco reale, bellissimo. Il falco lanciò uno sguardo a

Griselda e lei lo riconobbe; il grande mago era tornato per salvare la sua piccola. Anche i due cigni lo riconobbero, ebbero un breve sussulto e la vita ricominciò a scorrere nei loro corpi mummificati. Lo splendido animale scese in picchiata sulla tavola, afferrò con le zampe il candelabro e lo lanciò sul libro incendiandolo. Griselda era paralizzata, non riusciva a capire; come poteva, il padre, distruggere il lavoro di tutta una vita; la sua magia!!!

Ma, con immenso stupore, Griselda vide che il libro bruciava senza consumarsi. Da quelle pagine usciva solo un fumo nero densissimo, l’aria era diventata irrespirabile. Griselda alzò gli occhi verso la vetrata, ma il falco era sparito, così come erano spariti anche gli altri uccelli e i due cigni bianchi; volati fuori dalla finestra. Solo le streghe, incuranti di quello che stava succedendo, continuavano a gettare acqua su quel rogo, urlando e spingendosi a gomitate, ognuna nella speranza di impossessarsi di quelle formule magiche. Ma più gettavano acqua e più il fumo diventava nero. Griselda si ricordò in quell’istante la frase magica: “Fuoco che brucia non brucia, acqua che spegne non spegne”. Capì, che il libro del padre, non poteva essere distrutto né dal fuoco né dall’acqua; era il trionfo del bene sul male. Mentre le streghe cercavano di sopraffarsi l’un l’altra per arraffare anche solo una pagina di quel libro, Griselda, con un guizzo improvviso, saltò sul tavolo, recuperò il prezioso volume e volò fuori dalla grande vetrata. Appena in tempo, all’interno dalla sala si era formato un calore così forte che, con un gran boato, il castello di cristallo si frantumò in una miriade di schegge incandescenti. Le streghe, sepolte da tutti quei detriti, fecero la stessa fine, e si fossilizzarono. L’incantesimo si ruppe, gli uccelli ripresero le loro sembianza umane e ritornarono alle loro case. Nessuno di loro ricordò più nulla di quello che era successo perché il fuoco aveva cancellato tutto, anche la memoria dei malefici delle terribili streghe. 

Solo per Griselda qualcosa era rimasto di indistruttibile: il libro delle magie del padre, e lo sguardo di quello splendido falco che l’aveva salvata. Del castello non restò quasi più traccia, solo una grande immensa roccia nera, irraggiungibile, a picco sul mare, a forma di becco d’aquila.

Sono trascorsi ormai diversi anni da quel giorno. Ogni tanto qualcuno passando ai piedi di quella rupe dice di vedere ancora degli strani bagliori provenire dalla cima e una fanciulla bellissima, che si aggira con un libro in mano e con uno splendido falco reale, appoggiato sulla spalla. Chi conosce la storia del grande mago, assicura che la fanciulla sia Griselda che sta cercando, col padre, di ricostruire il misterioso castello di cristallo; quello splendido castello, sepolto con tutti i suoi segreti, sotto una roccia scura a forma di becco d’aquila.  

La nonna chiuse il libro e se l’appoggiò sul grembo. La nipotina seduta davanti a lei la guardava stranamente silenziosa, 

— Nonna, ma perché il libro non bruciava? — le chiese ad un tratto. 

La donna sorrise, 

— Perché era il libro della vita; conteneva gli insegnamenti del padre, e quelli, qualunque cosa accada, non potranno mai essere distrutti! — Si alzò, depose il libro sullo scaffale poi ritornò dalla nipotina che era rimasta in silenzio. 

— Vedi, — continuò prendendosela sulle ginocchia, — ognuno di noi ha dentro di sé un castello di cristallo, proprio come quello di Griselda, inespugnabile ma fragile; è il nostro cuore. Però non devi lasciarlo incustodito, perché c’è sempre una strega Lucignola, pronta ad entrare e a prenderne possesso. Farà di tutto per ghermirtelo, con l’inganno, a volte con la forza. Cercherà di infangarlo, di distruggerlo, proprio come col castello di Griselda. Ma non devi avere paura, se saprai conservare intatto il “libro della vita”, con gli insegnamenti dei tuoi genitori, nulla andrà mai perduto. —

La nipotina abbracciò la nonna, stringendola forte e fece un bel sospiro. Quella storia era veramente fantastica!  — Nonna domani me la leggi ancora?”. 

Tommy