EMILIA

Emilia, ormai scurisce il tuo frumento
e il papavero esce a fare il bullo
e le viti mettono teneri ricci
e la sera i biancospini illuminano le stradette
dove non passano che tante biciclette.
Emilia, ormai le tue donne fioriscono le contrade
di nuove toilettes, e le rose rosse nei giardini
ascoltano quei pazzi usignoli querelarsi
senza ragione, come i soprani nelle opere.
La primavera era di una malinconia
sino a pochi giorni fa…
Ma venne il sole e si fa
come una ragazza a passeggio con un giovanotto:
ride di tutto negli occhi chiari.
Emilia, la tua calma ci ha stregati.

ATTILIO BERTOLUCCI

Questa lirica fa parte della sua raccolta di poesie “Fuochi in novembre”, pubblicata da Minardi editore, Parma, 1934.
Strofa unica di 15 versi; ho contato: 4 endecasillabi, 2 doppi senari, 2 doppi ottonari, 1 settenario+ottonario, 1 senario+settenario, 3 doppi settenari, 2 novenari. Emilia, la regione, è nominata quattro volte: nel titolo, nell’incipit, a metà e alla fine della lirica.

I versi sono una dedica, ricca di amore per la terra natale, che viene descritta attraverso l’immagine di una tarda primavera, che ha già le caratteristiche dell’estate. La poesia è ricca di dati descrittivi e sensoriali in cui la natura è spesso personificata ed esplode all’ improvviso in tutta la sua bellezza e, quella che fino a qualche giorno prima aveva “i tratti” di fine inverno, di cieli malinconici, indossa la sua veste più bella: il grano del verde pasquale, è giallo maturo e tra le spighe, l’ esplosione del rosso papavero che “esce a fare il bullo”. La vite con le tenere foglie che sembrano riccioli e il biancospino illumina le strade, percorse da biciclette. Le donne non indossano più abiti scuri, ma colorati come la natura. È un risveglio di suoni e di colori, le rose ascoltano stupite il cinguettio degli uccelli che sembrano i personaggi di un’ opera lirica. La regione Emiliana ha il suo aspetto più bello, il sole e l’azzurro del cielo sembrano due innamorati a passeggio che si sorridono guardandosi negli occhi e l’ osservatore non può non esserne che affascinato, stregato. (Vincenza Cerbone)

Quanto amore in questa lirica dedicata alla sua terra, leggendola mi pare di vedere tutto: la campagna, le vigne, la sua gente e nella bizzarria dellla primavera ritrovare la bellezza del sole che ritorna lentamente, ma con decisione, proprio come come questa terra popolata da gente caparbia e sorridente(Cristina Saracano)

Immagine dal web