Camminare fa bene. Fa bene al corpo e alla mente. Lo dice la scienza e anche la saggezza popolare. È molto più rischioso fare il footing perché se non hai un cuore da atleta, puoi prenderti un infarto. Rispetto alla cyclette camminare attiva molti più muscoli del corpo e lo sforzo fisico è meno intenso. Faccio 20 km al giorno. Inizio la mattina molto presto e finisco la sera. È da un anno e mezzo che cammino così, ho perso 13 km e sono arrivato al mio peso forma. Se ho qualche acciacco o un inizio di mal di vita, cammino per qualche km e mi passa subito. Camminare aziona anche un minimo la creatività. Per quanto mi riguarda durante le mie camminate nascono alcuni miei pensieri. Sono idee appena abbozzate, a volte quasi evanescenti, che annoto subito, una volta arrivato a casa. Camminare significa esplorare nuovi angoli di periferia o vedere gli stessi posti con occhi nuovi, prestare ascolto al rumore della vita: il cinguettio degli uccelli, le strida dei gabbiani, il rombo di macchine e motori, la musica che riecheggia proveniente dai locali, l’acciottolio dalle case con le finestre aperte, il vocio in strada di passanti. Vado a camminare anche quando fuori piove a dirotto. Cammino, ascolto, osservo. Sono dipendente dalle camminate ed è l’unica dipendenza che fa bene alla salute. Le camminate scandiscono le mie giornate e spezzano la monotonia; sono un antidoto contro la noia. Tra un passo e l’altro la mente vaga, il mio animo è errante. Salto da un pensiero all’altro, di palo in frasca. È soltanto meditando e riflettendo ulteriormente, una volta a casa, che quelle idee verranno sviluppate e troveranno forma compiuta. Sono molto spesso un camminatore solitario. Comunque anche se faccio le solite strade, mi imbatto sempre in qualcosa di nuovo: basta osservare tutto nei dettagli. E poi basta uscire di casa e il mondo ci presenta nuove forme e nuove scene di vita quotidiana. La mattina presto cammino un km e prendo sempre un cappuccino al bar Giulia (costa solo 1 euro e 20 centesimi). Lì faccio due chiacchere con la titolare e con qualche avventore. Conosco tutti ormai. È un’abitudine piacevole. È quella convivialità che mi è mancata molto ai tempi della pandemia! Ieri però mi telefona Lele e mi dice che è a camminare sull’argine, ma non ce la fa più perché è allergico al polline. Così ci diamo appuntamento alla Sozzifanti. Parliamo dei nostri problemi e in un’ora, senza accorgercene, facciamo 5 km (lo sappiamo perché aveva un’applicazione al cellulare). Siamo andati nella zona industriale. Era quasi deserta. Siamo arrivati in uno spiazzo molto polveroso, dove c’erano uomini in macchina, che erano lì per incontri furtivi, alla ricerca di donne che non arrivavano. Siamo subito andati via. Ci siamo fermati a sedere sul marciapiede davanti a un centro noleggi, parlando di vecchie amicizie e conoscenze, mentre ci gustavamo il tramonto e contemplavamo i raggi violacei del crepuscolo incendiare le nuvole e cadere obliqui a terra. Siamo rimasti a tratti in silenzio, assorti in un gioco di riflessi e riverberi. Siamo ritornati in centro ed eravamo stanchi, spossati, esausti. Camminare a ogni modo è un modo per stare bene con me stesso. Ma è un modo per cercare insieme un briciolo di verità insieme agli altri: si pensi solo alla scuola peripatetica. In ogni caso la camminata fa bene alla circolazione, al cuore e stimola la mente.

Credits: foto dell’amico Emanuele Morelli