Bankitalia e Corte dei Conti: no all’uscita anticipata dal lavoro e al reddito di cittadinanza. Ma il Tesoro difende la manovra.

NICOLA LILLO
ROMA
Mentre il ministro dell’Economia Giovanni Tria parla davanti alla commissione Bilancio in Parlamento difendendo la manovra economica, lo spread tocca i 315 punti, ai massimi dal 2013. Salvo poi scendere sul finale di seduta a 292 punti (3,47% il rendimento dei titoli di Stato). Comunque il timore che il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi si avviti su se stesso e schizzi verso l’alto nel governo c’è, al di là delle dichiarazioni di facciata dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Lo stesso Tria assicura che «l’impegno ora è far scendere lo spread e se dovesse salire il governo farà quello che deve, come ha fatto Draghi». Inaspettatamente anche il ministro degli Affari europei Paolo Savona – critico nei confronti del presidente della Bce a cui chiede interventi di aiuto, che però non sono nei poteri di Francoforte – spiega che «se ci sfugge lo spread la manovra deve cambiare».

La prima ammissione di un sentimento che ormai circola a Palazzo Chigi. Difficile infatti che l’esecutivo possa reggere la pressione dei mercati che non considerano affidabile la nota di aggiornamento al Def – che prevede un deficit al 2,4% e stime di crescita del Pil a dir poco ottimistiche – e la legge di Bilancio da circa 40 miliardi, la metà dei quali in deficit, che sarà presentata la prossima settimana con il reddito di cittadinanza e il superamento della Fornero. È soprattutto su queste due misure che si soffermano le critiche di Banca d’Italia e Corte dei Conti, sentite ieri in Parlamento, mentre l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha bocciato le previsione economiche del governo. Di Maio e Salvini assicurano invece che «la manovra non cambia, andiamo avanti». «Se non vogliono abolire la legge Fornero con quota 100 si possono candidare», attacca il leader dei Cinque Stelle rivolgendosi a Bankitalia e all’Upb.

Sorgente http://www.lastampa.it/: L’Fmi in allarme: “Non toccate la legge Fornero” – La Stampa