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Vi racconto com’è che tutti si possono lagnare rimproverando il prossimo, ma io no.
Sembra un paradosso, è come quando la mia amica mi rimprovera per i miei capelli ricci (sostiene che non dovrei andare a farmeli stirare dal parrucchiere, per lei sono troppo belli così), un’eredità genetica di mio padre.
Insomma, risolvo le problematiche e consiglio gli altri, sono affidabile, onesta, disponibile, presente che nemmeno Fido scodinzolerebbe come me, ma nessuno mai a lanciarmi un osso.
Anzi, va a finire che – data la mia proverbiale pazienza, dopo tutto – neanche potrei (né vorrei, sia inteso) permettermi uno sbaglio o un capriccio ogni tanto.
Fornirei l’alibi perfetto a chi è sfuggente.
Sapete che c’è? Stando soli dovreste imparare a volervi bene, quel tanto che basta per sentirvi migliori e per presentarvi, poi, al resto del mondo con una gestione delle emozioni meno caotica.
C’è del caos in alcuni di voi ma non vedo stelle danzanti.
Questo distanziamento sociale ha favorito l’isolamento umano e alcuni si sentono la liceità di temere gli altri: è diventato il trionfo della lontananza.
Siamo perduti fra infodemia, terrore e demagogia.
Non cerco la perfezione, non diciamo stupidaggini, alla mia età so bene che non esiste: rivendico solo la libertà d’essere libera, senza venire sempre crocefissa dai pregiudizi o dalle solite vessazioni perché, là dove non mi si offre alcuna possibilità, mi si costringe a una forzatura che rigetto con tutta la mia dignità di essere umano.
E, anche questo modo di condurmi per il mondo, me lo ha trasmesso quel gran signore di mio padre.

@lementelettriche – di Paola Cingolani