Potrei ammucchiare legna da ardere gettarvi il… di Armando Saveriano
Potrei ammucchiare legna da ardere
gettarvi il senso della vita
Tutto marciva prima ch’io nascessi
Non c’era telecomando per smorzare
il cardiogramma del destino sbieco
Siamo passeggeri di un’anima fuori misura
per il cielo raschiato da stormi
di uccelli affamati
Gli istanti di illusione sono ossidati
perché separati dal vento
dalle preghiere dalle campane
Un giorno qualcuno mi dirà
è il caso d’accorgerti che sei cresciuto
che la lancetta ha sorpassato mesi e anni
i paesi si sono svuotati rasi al suolo bombardati
sommersi da bibliche burrasche
e tu eri disteso nel lungo sonno
tra pietre paure farfalle scolorite
ladri che si contendevano il pescato clandestino
ragazze dalle cocenti pupille e il rantolo di strabici rimorsi
E’ il momento che tu metta su un volto
sia pure impreciso
e che in qualche maniera faccia percepire
uno spirito pneumatico e sia amante tardivo
dei misteri della materia anche snaturata
Questo mi toccherebbe sentire
mentre abbottono una camicia bianca
e mi ficco in testa l’eco di un pensiero
e tra le labbra sillabe umane
Ora cammino vorrei prendere la rincorsa
ma a che serve
resterò in questa disobbedienza pagana
pagherò per paradosso le conseguenze
di un intero pianeta che farà da spettatore
e non da consigliere fino agli estremi saccheggi
agli oltraggi rinnovati
Farò quel che solo so fare
Sarò inintenzionale non per questo perdonato
mi abbrevierò quando converrebbe allungarmi
starò zitto mentre altri saranno bilingue
lavoreranno in miniere di faldoni
scorrendo versi di Lucrezio e Virgilio
spennellando il Filottete di Sofocle
malmenando Celan Pasolini Paz
Ma anch’io avrò la memorabilità agiografica
dell’Astenuto