In ricordo del Prof. Paolo Marandola 23-03-1938 01-08-2020

(Riceviamo da Tiziana Asinari e pubblichiamo)

di Stefano Genovese e Ivan Marandola

Ho conosciuto il Prof Paolo Marandola solo qualche mese fa. Il nostro primo incontro è stato una valanga. Di storia, di vita, di cose fatte e di cose da fare, progetti in corso e molti in divenire. I suoi 82 anni non emergevano dal suo corpo, dalla sua energia, dalla sua voglia di non fermarsi. 

E infatti non si è voluto fermare neanche questa volta.

Nonostante i pareri contrari di tutti, aveva intuito qualcosa, aveva visto una luce di speranza nella lotta al Covid e questa luce, dopo essersi confrontato con il Prof. Galli dell’ospedale Sacco di Milano, lo aveva condotto in Zambia, sua seconda casa. Lì c’era una possibile risposta alla sua indomabile curiosità scientifica e incessante voglia di guarire le persone. 

La sua missione di vita era sempre stata questa. Fin da quando adolescente aveva deciso di diventare medico perché voleva salvare sua madre dal suo cuore malato pensando ad un trapianto quando ancora in pochi pensavano si potesse fare. La tecnica di trapianto di cuore arrivò, ma troppo tardi per salvare l’adorata madre.

E poi continuò a lavorare, a studiare, a fare ricerca. I suoi protocolli e studi per la lotta all’AIDS hanno tracciato un solco indelebile in tutto il mondo, anche nella sua amata Africa flagellata da quel male. Di pari passo andava la sua attività politica negli anni in cui il socialismo, quello sano, lottava per la dignità dei lavoratori e si opponeva alla speculazione edilizia dagli anni ’70 in poi che ha rovinato molte città. Da assessore all’urbanistica salvò Pavia da una deturpazione che avrebbe segnato la città. Anche fuori dall’ambito medico, quindi, la sua missione era la cura delle persone, delle comunità.

Le nostre vite si sono incrociate perché con i figli Ivan e Candy avevano deciso di raccontare la sua vita in un libro. Ma già dalle prime chiacchierate era emerso che non sarebbe stata una semplice biografia ma un libro di storia, quella storia che lui aveva vissuto da dentro. 

Come il controverso rapporto con Idi Amin Dada, il dittatore ugandese, che lo aveva messo molte volte in pericolo. Vicenda raccontata nel film The Last King of Scotland del 2007, vincitore di Oscar e Bafta, che racconta in pratica la storia del Prof Marandola senza che lui venisse citato.

Le vicende, i rapimenti, i safari, i personaggi che si sono affidati a lui, i progetti, le ricerche. Aveva raccolto tutto in più di 1200 pagine di memorie che mi aveva chiesto di mettere in ordine. Perché la sua vita non è stata una ma dieci, cento, una per ogni progetto, una per ogni città in cui ha lasciato il segno, a partire dalla sua amata Cocuruzzo. Lui sì che ha vissuto e sarà ricordato.