A volte penso di aver bisogno di uno psichiatra.

Provo un disagio interno molto profondo che percepisco come tristezza e a ben guardare si tratta di inadeguatezza. È una sensazione che si attiva nel momento in cui sento di non aver risposto alle aspettative.

Aspettative di chi? Ovvio, le mie. Nel momento in cui la giornata lavorativa volge al termine provo il bisogno di lasciare il segno. Questo non accade, anzi me ne vado salutando con gratitudine perché restare significa caricarsi ancora di stress e dopo sette ore continue, soffro, ed è in quel momento che nasce il mio stato d’animo. Come se non avessi realizzato niente di importante.

Non c’è nessun applauso, il tappeto rosso steso, le luci della ribalta, un grazie che sventola dietro all’aeroplanino, i fuochi d’artificio. Come se nessuno sentisse la mia mancanza. Allora cosa ho fatto di utile in tutto questo tempo? Lascio un contenitore spazio tempo colmo di aspettative che non ho riempito di esperienze soddisfacenti. Sono carica di ruoli da reggere e compiti da svolgere e alla fine niente mi ha nutrito o insegnato qualcosa o riempito mente e cuore. Avevo parole che non ho detto o se le ho dette, sono andate perse.

Sento il vuoto. Cos’è, paura?

Michela Santini

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