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Le albe dell’autunno

Le albe dell’autunno non sono di questo mondo monocorde. Nascono altrove, coi sogni e danzano su foglie gialle e rosse. Cariche dei diecimila colori arraffati alla primavera per allietare il viaggio di Kore, verso melograni dolci e amari. Le albe dell’autunno non sono appiccicose, apoteosi del Sole che d’estate rovinano il sonno. Sono pesante rugiada fredda, che segue il giorno di pioggiae avvolge silenziosamente, così, senza motivo, voglia o dispiacere rami nudi, erba molle e foglie. Tutto il mondo ne è ammantato, come fosse la pelle di tutto. Un delicato Sole tiepido, tra sbuffi di vapore e foschia,brilla e rimbalza ovunquetra effimeri diamanti di rugiada. Occhi addormentati faticano a reggere la gloriosa luce, indecisi: difendersi o godere? Le albe dell’autunno non sono le sfuggenti e gelide vergini albe del generale inverno, che di giorno in giorno scappano vianegandosi alla vista e al ricordo. Loro sono dolci compagne fresche che cullano gli ultimi sogni e fedeli, come umano non può, ci accompagnano tutti i giorni, e sorgono sempre più tardi, per donare tutte le sfumaturedegli stupendi diecimila colori e mostrar che non serve speranzaper godere di tutta la bellezza. Le albe dell’autunno non sono primaverili sonori inni alla vita di canti d’uccelli, ronzii d’insetti, versi di cani, gatti e altri innamorati. Vivono l’intimo, sonnecchioso fine e amorevole sussurro, che la civiltà non può rovinare. Lo strazio velenoso dei motori, quello sgraziato starnazzare dei telefoni ingombrantie le loro appendici umane svanisce davanti alla rugiada, piccola goccia effimera spara gli arcobaleni adamantinistrappati via al Sole morente.
Le albe dell’autunno sono……..
Sono fatte della tristezza strana, quella malinconica dolcezzache riscalda il cuore, sì, freddo e velato di rugiada, ma vivo. Sono un sorriso nostalgico, infreddolito ma luminoso, come la chiara rugiada al Sole. Sono mani fredde che si ritrovanoe scambia-no calore, con la bocca. Sono quell’abbraccio inatteso.

Marco Drvso