by Maia Flore


Tutti dissero di averla vista
anche se per poco, fu troppo tardi
per salutarla con la mano aperta
per mandarle una lettera di scuse o di auguri per il futuro


si erano riversati nelle strade
lasciando il caffè nella tazza
il bambino nella culla
la pentola che fischiava


non si parlava che di questo
della bambina che volava
con un vestito rosa e l’aria distratta
sospesa a qualcosa di bianco


forse intorno alla bambina brillava una luce
sembrò a qualcuno che la portasse via un gabbiano
una donna si risentì perché dalla sua finestra
vide solo il bucato che sventolava


all’improvviso si sentirono forti
all’improvviso si sentirono vivi
le guance fiorirono, la pelle si scaldò
si abbracciarono come se non fossero mai stati tristi


sul muro del grattacielo la pubblicità strappata
di una donna che fumava senza fretta
un gruppo di rondini girava in tondo
sopra la folla di umani che gridava al sole.


Si chiamò per sempre, poi, il giorno della bambina che vola
non si chiamò in altra maniera che in quel modo
a tutti fu data la possibilità di rimediare a un torto
non si lesinò sulla bellezza offerta e ricambiata


della bambina non si seppe più nulla di certo
qualcuno l’aveva avvistata sull’isola dei tuoni
un altro nella zona più lontana del continente
i più la dettero per dispersa.


Ed è quello che preferirebbe la bambina
non essere più trovata, svanire dentro una scia
di ritagli di nuvole, di polvere di papavero
un lampo di pianto dentro una nebbia di felici disastri.


(Patrizia Caffiero)
Immagine by Maia Flore